Il ministro dell'Ambiente, Sergio Costa (Foto LaPresse)

Bando all'ambientalismo ultrà

Redazione

Motivi per accogliere le dimissioni volontarie del ministro Costa

Sergio Costa, ministro dell’Ambiente nominato dal M5s, ha qualche problema con le dimissioni, con la logica e con la materia della quale si occupa, che in un paese evoluto e attento all’ecologia non può essere affrontata con metodi da ultrà. Le dimissioni le ha minacciate sulla proroga delle trivellazioni in acque territoriali, paventando “un Medioevo prossimo venturo”; poi le ha ritirate dopo il compromesso M5s-Lega che stabilisce una moratoria di 18 mesi a nuovi permessi di ricerca (ma il proseguimento delle attività in corso) e l’aumento di 25 volte dei canoni di concessione. “Sono un uomo semplice, l’accordo è stato raggiunto mentre dormivo. D’altra parte l’Italia ha le royalties più basse del mondo” ha chiarito il ministro, le cui fondamentali informazioni confondono royalty, cioè quanto le compagnie versano a regioni, comuni e stato (compreso il ministero dell’Ambiente) in base al valore di estrazione dei giacimenti, e i canoni per utilizzo di aree demaniali, in terra o in mare.

 

Costa aveva già fatto una giravolta sull’Ilva, prima dichiarando Taranto “libera per sempre da fonti d’inquinamento” e poi schierandosi sulla linea del “delitto perfetto” by Luigi Di Maio. Mentre al momento della nomina gli era venuto facile ridurre ai minimi termini il passaggio da generale di brigata dei Carabinieri (ex Guardia forestale) a ministro a 5 stelle; passaggio dovuto alla popolarità mediatica nell’inchiesta sulla “Terra dei fuochi”, quando era comandante regionale della Campania. Peccato che solo il 2 per cento delle aree siano poi risultate inquinate, e solo per metà destinate all’agricoltura (eppure a ottobre Costa ha esibito di nuovo il pugno duro: “Voglio più arresti”). Ma non sono neppure questi i problemi: ovunque l’ambiente è più tutelato questo avviene riducendo le fonti d’inquinamento con l’aiuto della ricerca scientifica, a cominciare dalla chimica, e di nuove infrastrutture a minore impatto. Che ne pensa Costa della Tav? Meglio i Tir che soffocano la Pianura Padana? E’ d’accordo sulla difesa grillina dell’Atac bene comune e sul rifiuto ideologico a costruire efficienti termovalorizzatori? Potrebbe fare un giro per le borgate: se minaccia ancora dimissioni, accogliamole.

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