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Per le Borse contano più le trimestrali americane che la Brexit

Mariarosaria Marchesano

Tutti positivi in avvio di seduta i mercati europei che aspettano i conti di Bank of America, Goldman Sachs e Blackrock. A Piazza Affari rimbalzano le banche

Milano. Partono con il segno positivo le Borse europee, dopo che la Camera dei Comuni ha boccitao ieri sera l'accordo sulla Brexit concluso dalla premier Theresa May con l'Europa. Una bocciatura che, secondo gli analisti, i mercati avevano già dato per scontato, seppur si tratti della peggior sconfitta per un governo britannico in Parlamento nella storia recente. Il Ftse100 di Londra ha aperto in leggero rialzo, con la sterlina in ascesa contro il dollaro sui massimi da un mese e mezzo a 1,288 mentre l'euro/sterlina resta a 0,886. Positive anche le altre Borse europee, con Parigi, Francoforte e Milano che salgono di circa mezzo punto percentuale in una seduta in cui si attendono le reazioni di Wall Street alle trimestrali di alcune tra le principali banche Usa come Bank of America, Goldman Sachs e Blackrock. Occhi puntati sul fronte macro anche sui dati sui prezzi al consumo in Italia e il Beige Book della Fed. A Piazza Affari protagonisti ancora i titoli del settore bancario dopo la débâcle della vigilia, con i principali istituti di credito che hanno rassicurato il mercato sull'impatto sui loro bilanci del timing di smaltimento degli npl richiesto dalle linee guida della Bce. Oggi a Piazza Affari tentano un rimbalzo Unicredit, Banco Bpm, Bper, Ubi Banca e anche Mps, che è stato destinataria della lettera della Banca centrale europea sul mancato raggiungimento dei requisiti di solidità patrimoniale. Continua  a correre la Juventus e positiva è anche Fca dopo le immatricolazioni in Europa che hanno registrato un calo del 2,3 per cento nel 2018, a fronte del mercato europeo stabile. In coda al listino Pirelli e le utility con A2a e Terna in flessione.

 

Intanto, il giorno dopo la pesante sconfitta del governo inglese sulla Brexit, arrivano i primi commenti a caldo degli operatori di mercato che si interrogano soprattutto sui futuri scenari. “Purtroppo tutto resta possibile: nuove elezioni, un'estensione della scadenza per l'articolo 50 o anche un secondo referendum", afferma in una nota Stefan Kreuzkamp, Chief investment officer di Dws. "Continuiamo a sperare in un'uscita ordinata del Regno Unito dall'Unione europea. Ma il percorso per arrivarci non è chiaro, e in ogni caso presenta molti ostacoli". Secondo l'analista, bisogna anche riconoscere che la probabilità di una Brexit complicata è aumentata. "Anche se la maggioranza dei parlamentari britannici sostengono di volerlo evitare, l'intero processo Brexit continua a essere fortemente guidato dagli interessi dei partiti. Ricordiamo: l'intera impresa è iniziata come un azzardo - fallito – sotto il governo di David Cameron. Perché poi non dovrebbe alla fine finire così? Fino ad oggi il comportamento dei politici britannici non ha certo ridotto le nostre preoccupazioni a riguardo", conclude Kreuzkamp.

 

Secondo Saker Nusseibeh, Chief executive di Hermes investment management, "In risposta allo storico voto di ieri sera, dobbiamo considerare tre elementi chiave. In primo luogo, come azienda, abbiamo messo in atto un Brexit mitigation project sulla base della prospettiva di una “hard Brexit” senza alcun accordo di transizione, e pianificato di conseguenza. Pertanto, siamo pronti per affrontare le nuove condizioni di business, sia nel caso in cui il risultato sia un nuovo referendum, o una dilazione sull'articolo 50, sia nell’ipotesi di un accordo o nessun accordo". Nusseibeh aggiunge che il secondo aspetto riguarda l'effetto sui mercati. "Stiamo osservando da vicino - dice - per capire gli effetti secondari sulle azioni e sulle valute, compresa la sterlina, e i settori specifici che sono legati al commercio senza frizioni". Infine, c'è il terzo aspetto, che forse è anche il più importante: "Dobbiamo capire come noi, intesi come impresa, e i singoli individui, possiamo contribuire a mitigare i rischi associati a qualsiasi risultato per il nostro Paese. In particolare l'impatto sui pensionati per i quali gestiamo il capitale. La maggior parte delle persone preferirebbe che si ponga fine all'incertezza. Tuttavia, la triste verità, è che l'incertezza continua a prevalere e non sembra esserci un piano B chiaro".