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Ora è ufficiale, il governo taglierà anche le pensioni calcolate con il contributivo

Paolo Emilio Russo e Gianluca De Filio

Secondo il Comitato per la legislazione della Camera il taglio per gli assegni più alti interesserà anche i trattamenti della gestione separata Inps sostenuti dai contributi effettivamente versati dai lavoratori

Alcuni sono errori da penna blu, tutto sommato comprensibili se finiscono dentro a un maxiemendamento di oltre 200 pagine, con 1143 commi, scritto in poche ore. Dentro la Legge di Bilancio 2019, però, il Comitato per la legislazione della Camera dei deputati, l’organo che alla Camera esprime pareri sulla qualità delle norme contenute nei testi di legge, ha trovato anche errori concettuali piuttosto seri.

 

Il documento depositato ieri segnala che a dispetto di quanto annunciato, promesso e spergiurato da Cinque Stelle e Lega negli ultimi mesi, saranno tagliate non soltanto le pensioni “privilegiate”, ma anche quelle interamente calcolate col sistema contributivo. Il “taglio” degli assegni più alti, che ha preso le sembianze di un “contributo di solidarietà” è previsto dal comma 261. Per rivendicarne la giustezza sociale, nonché la correttezza costituzionale, il governo ha tenuto a specificare (al comma 263) che la riduzione degli assegni “non si applica a quelle interamente liquidate con il sistema contributivo”, quelle, cioè, che sono il risultato dei contributi effettivamente versati dai lavoratori. Il Comitato per la legislazione smentisce però impietosamente questa tesi (foto sotto). Nel parere mette a verbale che “il comma 261 ricomprende nell’ambito di applicazione delle misure di riduzione anche i trattamenti della gestione separata Inps di cui all’articolo 2, comma 26 della legge n.335 del 1995 che eroga solo trattamenti liquidati integralmente con il sistema contributivo”. Il governo gialloverde, insomma, taglia le pensioni tout court, non soltanto quelle sostenute dai contributi figurativi come i tanti odiati vitalizi parlamentari. Pure gli ex deputati e gli ex senatori sono riusciti a tenere quello che effettivamente spettava loro, mentre questi “semplici” pensionati della gestione separata Inps no.

 

 

 

Lo stesso parere segnala un altro errore contenuto nel testo della Manovra. L’ex deputato pentastellato Matteo Dall’Osso ha lasciato i Cinque Stelle perché avevano respinto le sue proposte di stanziamento a favore dei diversamente abili e quei soldi, all’ultimo secondo, sono spuntati nel maxiemendamento del governo. Il comma 455 prevede infatti che la dotazione del Fondo per l’assistenza a persone con disabilità grave sia di 56,1 milioni per l’anno 2019. Peccato che, come rivela il Comitato per la legislazione, quello stesso finanziamento esisteva già, dal momento che era previsto “dall’articolo 3, comma 1 della legge 112/2016” (foto sotto).

  

 

   

 

Tra gli errori “minori” ce n’è uno che riguarda – nei commi da 162 a 170 – l’istituzione e il funzionamento della Struttura per la progettazione di beni ed edifici pubblici. Il finanziamento di 100 milioni l’anno viene assegnato all’Agenzia del demanio, ma, come si legge nella relazione, l’uno e l’altro non dovrebbero avere alcun rapporto. La norma è dunque sbagliata. L’ultimo appunto riguarda la – giusta – commemorazione e il finanziamento delle celebrazioni per il centenario della nascita di Nilde Iotti, madre costituente, prima donna presidente della Camera dei deputati. I gialloverdi hanno destinato per questo scopo 100.000 euro per il 2019 e il 2020 (al comma 1114), ma non hanno specificato quale soggetto dovrà occuparsi di ricordarla: la fondazione che porta il suo nome, la Camera dei deputati o qualcun altro?

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