I cartelli che avvisano il divieto di circolazione per le auto diesel a Milano. Foto LaPresse

Perché l'ecotassa non eviterà nuovi blocchi del traffico

Maria Carla Sicilia

Rendere più economiche le auto elettriche non avrà effetti diretti sulla rottamazione dei veicoli più inquinanti e sulla qualità dell'aria. Spunti per il tavolo con Di Maio

Mentre il governo promuove un'ecotassa per incentivare la vendita di auto a basse emissioni di CO2, in diverse città del nord Italia è scattato il blocco del traffico per limitare le emissioni di polveri sottili. Da venerdì fino a lunedì, i veicoli diesel da Euro 0 a Euro 4 non potranno circolare in quattro città del Veneto, in tutti i comuni dell'Emilia Romagna e in alcune città di Piemonte e Lombardia. Il problema è ciclico e sulla qualità dell'aria in Italia pende anche una procedura di infrazione da parte dell'Unione europea. Tuttavia non è chiaro cosa farà a riguardo il governo, che in tema ambientale ha spesso assunto posizioni ideologiche e alla prima occasione concreta di legiferare ha approvato un emendamento che introduce una tassa sulle auto che emettono in media più CO2, ignorandone gli effetti. Il testo della proposta verrà molto probabilmente cambiato in Senato, viste le reazioni nella stessa maggioranza, ma restano assenti nel dibattito politico alcuni spunti che possono incidere anche sui ricorrenti blocchi del traffico e sui divieti di circolazione che alcune città hanno introdotto per i veicoli diesel.  

       

Il parco circolante in Italia è uno dei più vecchi d'Europa, con il 36 per cento delle automobili ante Euro 3 e un'età media di 10,9 anni. Iniziare dalla sostituzione dei mezzi più vecchi, come da anni suggeriscono centri di ricerca e costruttori, può limitare l'inquinamento atmosferico che dipende dai trasporti. Lasciando liberi gli automobilisti di scegliere la motorizzazione: se il tema è la qualità dell'aria, le emissioni di polveri sottili di un diesel Euro 6 omologato sulle prove delle emissioni reali di guida (Rde) competono con quelle di un'auto elettrica, secondo uno studio dell’Istituto motori del Cnr. "L'esigenza prioritaria è mettere le persone nella condizione di poter sostituire le auto che restano ferme con i blocchi del traffico, riducendo l'inquinamento e risolvendo un problema che grava sugli automobilisti – commenta al Foglio Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor – Una soluzione è dare incentivi alla rottamazione a chi ha delle vetture che vengono bloccate. In questo modo si avrebbe un risvolto ambientale, ma anche sociale ed economico. Altrimenti, se si tira troppo la corda, anche qui andrà a finire come in Francia con i gilet gialli". Secondo Quagliano, la campagna di rottamazione del 1997, nonostante il contesto differente, offre alcuni spunti di cui tenere conto: "La Banca d'Italia ha certificato che la misura ha portato a una crescita del pil nazionale dello 0,4 per cento ed è stata inoltre a costo zero, perché gli incentivi sono stati ripagati con le maggiori entrate tributarie derivate dall'Iva". 

   

Per definire la strategia migliore, sarebbe inoltre opportuno stabilire qual è l'obiettivo che il governo vuole raggiungere. A chiederselo sono anche le imprese del settore, che martedì incontreranno il ministro Luigi Di Maio. Decarbonizzare i trasporti? Aumentare la quota di auto elettriche nel mercato italiano? Ridurre l'inquinamento? Per ognuna di queste ipotesi, le soluzioni sono diverse. "Così come è scritto l'emendamento è sbagliato per almeno tre motivi – dice al Foglio Gianmarco Giorda, direttore di Anfia – Non agisce sul rinnovo del parco circolante, ha delle tempistiche errate perché in questi mesi è in corso un cambio del ciclo di omologazione e crea confusione agli automobilisti: si penalizzano alcune utilitarie che oggi sono accessibili a tutti e si incentivano auto molto costose che probabilmente sarebbero acquistate anche senza incentivi". Le priorità del paese nel settore della mobilità, secondo Anfia, riguardano la dotazione di infrastrutture per accogliere le auto elettriche e la definizione di una politica industriale che accompagni la transizione nelle imprese. Non nuovi incentivi all'acquisto. Intanto, l'associazione sta studiando la sua controproposta. "Sul rinnovo del parco circolante stiamo facendo riflessioni e calcoli, ma qualsiasi intervento dovrà essere strutturale e agire sul medio e lungo termine. E' importante premiare la neutralità tecnologica e non svantaggiare i ceti meno abbienti". Meglio ricordare la lezione dei gilet gialli