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Ecco svelati i danni del decreto dignità

Redazione

I dati di Assolombarda dicono che in uno dei territori più produttivi d'Italia le imprese non attivano più contratti in somministrazione. Un calo che ci porta indietro al 2014. Non va meglio per l'Istat 

Invece di andare avanti, l'Italia torna indietro. L'atteggiamento è quello di una decrescita (in)felice, che il governo rappresentato dal M5s ha fatto proprio, e il risultato è che dopo l'entrata in vigore del decreto Dignità i contratti di lavoro in somministrazione nell'area di Milano, Lodi e Monza e Brianza sono diminuiti tornando ai livelli di quattro anni fa. Il buco che si è creato nel terzo trimestre di quest'anno rispetto a quello dell'anno scorso è del 37 per cento, come certificano i dati di Assolombarda pubblicati oggi, elaborati sulla base delle informazioni fornite dalle agenzie per il lavoro. 

  

Nel periodo luglio-settembre le imprese di uno dei territori più produttivi del paese hanno richiesto meno personale per la prima volta dal 2016, da quando cioè era iniziata una fase duratura di espansione. Il calo, soprattutto, è stato repentino: nel trimestre aprile-giugno si registra ancora una crescita di assunzioni del 30 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente (vedi immagine sotto). La tendenza positiva cambia a luglio. Il motivo, secondo Assolombarda, è necessariamente uno: gli effetti della riforma del lavoro voluta da Luigi Di Maio: "Esistono concreti elementi per ritenere che le nuove regole previste dal cosiddetto “Decreto dignità” abbiano introdotto elementi di incertezza tali da creare disorientamento tra le imprese – si legge nel rapporto – inducendole a contenere le loro richieste di lavoro in somministrazione". In termini assoluti e non percentuali, bisogna tornare indietro al 2014 per individuare un trimestre con lo stesso numeri di contratti di quello appena trascorso. 

  

  

Rispetto alle categorie professionali coinvolte, dai dati risulta che la tendenza è generalizzata. Il picco più negativo riguarda i tecnici, con il 63 per cento in meno di assunzioni. Ma non va bene neppure per gli addetti al commercio, -37 per cento di contratti, e al personale non qualificato, che registra un calo del 24 per cento. Nel report Assolombarda specifica inoltre che non si tratta di un fenomeno locale: anche considerando un tessuto economico diverso come quello di Brescia, dove è la manifattura a essere preponderante, la domanda di lavoro in somministrazione è scesa del 26 per cento. Il trend è generale, e questo vuol dire che non è legato a un settore specifico ma al cambiamento strutturale della disciplina che riguarda i contratti in somministrazione, quelli cioè a tempo determinato che vengono attivati dalle agenzie per il lavoro su richiesta delle imprese. Il decreto Dignità ha infatti scelto di estendere le regole introdotte per i contratti a termine anche alle agenzie. "Rispetto al recente passato in cui la somministrazione, in ragione del sistema di tutele che la caratterizza e della sua funzione di strumento di flessibilità aveva un proprio regime normativo, la situazione è radicalmente mutata – spiega Assolombarda – e di fatto il nuovo regime, con i nuovi limiti, finisce per snaturare un po' la vocazione originaria di questa modalità di lavoro".

  

    

   

A fare da deterrente per le nuove assunzioni c'è il meccanismo delle causali, da specificare nei rinnovi successivi ai primi dodici mesi; i costi maggiori per ogni rinnovo, legati a un contributo addizionale; la percentuale massima consentita di contratti a termine e in somministrazione, pari al 30 per cento dei dipendenti, e le incertezze interpretative in caso di contenzioso. Vincoli che pesano soprattutto a quelle aziende che regolano la loro produzione su base stagionale, dal turismo al commercio, dalla logistica all'agricoltura. 

  

 

  

Si potrebbe obiettare che la norma intendeva proprio disincentivare l'uso di contratti a termine per sostenere quelli a tempo indeterminato. Ma lo scenario non migliora se si allarga lo sguardo a tutta Italia e ci si stacca dalla prospettiva dei contratti in somministrazione. Come ha rilevato l'Istat la settimana scorsa a settembre l’occupazione è tornata a scendere, dopo i buoni dati di agosto, mentre cresce la disoccupazione dopo due mesi di diminuzione. Il tasso di disoccupazione a settembre risale infatti di 0,3 punti percentuali su agosto al 10,1 per cento, invertendo la tendenza positiva che, fino a oggi, aveva prodotto un calo costante del dato (rispetto a settembre 2017 il tasso di disoccupazione è diminuito di 1,1 punti).

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