Foto via Max Pixel

L'Europa presenta all'Italia il (suo) Piano B

Maria Carla Sicilia

Dieci paesi europei vogliono tutelarsi da un eventuale default italiano e chiedono che il debito venga ristrutturato (con perdite a carico dei privati) prima di attivare un piano di salvataggio 

Secondo una parte dell'Europa, quello italiano è un debito troppo grande per essere finanziato dal Fondo salva stati in caso di default. Per questo dieci paesi hanno deciso di tutelarsi da questa eventualità e hanno chiesto che vengano introdotte delle restrizioni per consentire a uno stato di accedere al Meccanismo europeo di stabilità (Esm). Nel caso di un debito pubblico come quello italiano, pari a oltre 2.300 miliardi, sarebbe dunque necessaria una ristrutturazione parzialmente a carico del settore privato prima di chiedere l'intervento del Fondo salva stati. 

  

La proposta sarà probabilmente affrontata lunedì, quando l'Eurogruppo si riunirà a Lussemburgo. In quella sede i ministri dell'Economia discuteranno di quello che sembra essere una sorta di piano B dell'Europa, preparato per proteggersi dai comportamenti ambigui dell'Italia che rivendicando una manovra in deficit, tiene alta la tensione con la Commissione europea e provoca da settimane un aumento dello spread. Il rischio è quello di innescare una nuova crisi del debito nell'Eurozona, dopo quella della Grecia del 2009. Anche nel caso di Atene era stato attivato un meccanismo del genere nel 2012 che prevedeva il coinvolgimento del settore privato (Private Sector Involvement) per ristrutturare il debito. In questo modo, se l'Italia dovesse chiedere alla Banca centrale europea di attivare il programma Omt, dovrebbe prima ridurre l'ammontare del suo debito pubblico scaricando parte delle perdite su chi ha acquistato titoli di stato. Dunque banche, fondi, risparmiatori privati. 

    

Secondo quanto riporta Reuters, il documento è stato firmato dalla cosiddetta Lega Anseatica, l'alleanza informale di Repubblica ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Olanda, Svezia e Slovacchia, ma la posizione espressa dai dieci ministri dell'Economia potrebbe essere sostenuta anche da Germania e Austria. "L'attuale trattato Esm riconosce già la possibilità di coinvolgere il settore privato in circostanze eccezionali", riporta Reuters citando il documento. "Il trattato dovrebbe essere modificato per riaffermare questo principio", sostengono i dieci ministri che chiedono anche che il fondo Esm abbia un ruolo maggiore nel determinare i tagli e le riforme per i paesi che accedono al programma di aiuti finanziari. Così "l'assistenza finanziaria verrebbe concessa solo dopo misure che migliorano la sostenibilità del debito, prese in cooperazione con i creditori esistenti".