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La realtà aggredisce i populisti

Redazione

Quirinale, Bankitalia, fondazioni contro l’assalto al risparmio privato

I patrimoni e i conti (non pubblici ma correnti) degli italiani sono a rischio o lo saranno presto per gli effetti distorsivi della “manovra del popolo”. Lo hanno detto più o meno esplicitamente il capo dello stato, il presidente dell’Associazione delle casse di risparmio e fondazioni bancarie e il governatore della Banca d’Italia; occasione, la Giornata mondiale del risparmio, della quale si è tenuta mercoledì a Roma la 94esima edizione, che stavolta non si è limitata alla ritualità ma ha ascoltato parole di grande preoccupazione. Il primo a entrare duro contro l’azzardo governativo è stato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ricordando che “la tutela del risparmio prevista dall’articolo 47 della Costituzione corrisponde alla garanzia della irrinunciabile libertà delle famiglie di poter autonomamente individuare i mezzi atti a sostenere il proprio tenore di vita”. Tradotto: niente patrimoniali né soprattutto prelievi tipo i Cir (Conti individuali di risparmio) titoli pubblici autarchici e senza libera circolazione individuati dalla Lega alla voce “gli italiani ci daranno una mano”.

 

Giuseppe Guzzetti, presidente dell’Acri, in qualità di azionista della Cdp, a sua volta scrigno del risparmio postale, ha silurato il progetto di far intervenire la Cdp, dopo le Fs, per ri-nazionalizzare Alitalia: “La Cassa non interverrà mai in Alitalia, non può essere usata come pronto soccorso”. Ignazio Visco ha quantificato in 5 miliardi il costo, finora, dello spread; “che ricadono” dice il governatore di Banca d’Italia “non solo sul debito dello stato ma anche sulle famiglie che detengono 100 miliardi di titoli pubblici mentre le banche e di società a cui affidano i loro risparmi ne hanno 850”. Altro che “lo spread ce lo mangiamo a colazione”. La fuga dalla realtà è agli sgoccioli: il pil sceso a zero e la disoccupazione tornata sopra il 10 per cento. E quel “giù le mani dai risparmi delle famiglie” di Quirinale, fondazioni e Banca d’Italia. Ma certo, si tratta di poteri forti coalizzati: forse si chiederà loro di dimettersi e presentarsi alle elezioni.

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