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Per Moscovici la Manovra è contro il popolo. Borsa in rosso in attesa di S&P

Mariarosaria Marchesano

Atteso per oggi il giudizio dell'agenzia di rating. Intanto, non si placano le polemiche tra Roma e Bruxelles. Botta e risposta a distanza tra Draghi e Savona

Milano. Il timore del giudizio negativo sul debito pubblico da parte di Standard&Poor's (l'agenzia di rating, che attualmente ha sull'Italia un rating BBB con un outlook stabile, si pronucierà oggi a mercati chiusi) e le continue discussioni tra il governo italiano e Bruxelles sulla manovra economica, tengono ancora sotto pressione Piazza Affari, che oggi ha avviato le contrattazioni in rosso e a metà mattinata fa registrare una perdita consistente dell'1,6 per cento. Lo spread btp-bund tedeschi è ancora volatile intorno a quota 313 punti base. In un'intervista alla tv francese Cnews, il commissario europeo Pierre Moscovici ha detto che la manovra italiana è, in realtà, "contro il popolo", perché quando si fa crescere il debito pubblico "non è buono per il popolo, perché è il popolo che paga, che rimborsa" e a rimetterci sono i più vulnerabili. Un cambiamento di prospettiva, insomma, rispetto alla comunicazione del governo giallo-verde sul progetto di bilancio. Dopo il declassamento di Moody's della scorsa settimana, si teme che S&P possa annunciare "prospettive negative" per il debito italiano, il che aprirebbe la strada a un possibile declassamento all'inizio del 2019, proprio quando l'Italia avrà più bisogno della fiducia degli investitori con la collocazione di 250 miliardi di titoli di stato. A fare da sfondo i questi giorni, il pessimismo della Borsa americana, che solo ieri è rimbalzata dopo sei sedute di seguito negative.

 

Duello tra Draghi e Savona

Il punto è che gli investitori non vedono all'orizzonte una via d'uscita dalla crisi tra il governo populista e i vertici della Commisione europea che ha chiesto di rivedere il documento programmatico entro tre settimane (la scadenza dovrebbe cadere il 13 novembre). Ancora ieri sera, in un'intervista a Sky Tg 24, il ministro deli esteri Paolo Savona ribadiva che la manovra non cambierà di una virgola, ma che non è in discussione l'uscita dell'Italia dall'euro. Quello che non si comprende è perchè Savona continui a richiedere un intervento della Bce sull'Italia, cosa che il presidente Mario Draghi ha escluso del tutto e lo ha ribadito alla riunione di ieri spiegando che "finanziare il deficit di un singolo paese" non è nel suo mandato. Nella conference, Draghi ha fatto del suo meglio per difendere la view ottimista del board della banca centrale, e ha dovuto rispondere ad un sacco di domande sull'Italia e le banche italiane. Il presidente ha dichiarato che il peggioramento dei dati indica una fase di minor crescita ma non un rallentamento. In ogni caso la politica monetaria, anche dopo la chiusura del quantitative easing resta espansiva. Allo stesso tempo, se il quadro generale dovesse cambiare, la Bce è pronta a intervenire e ha gli strumeti per farlo. Per quanto riguarda l'Italia, si tratta di una questione fiscale, ha precisato, che come tale, non riguarda la Banca centrale. Quest'ultima, infatti, non può interveire se non nell'ambito dell'Omt, soluzione che prevede una sorta di commissariamento del nostro paese da parte dell'Unione europea. Draghi è comunque dell'idea che un accordo verrà trovato.

 

Difficile essere allarmati per l'economia americana

Secondo Giuseppe Sersale, strategist di Anthilia Capital sgr, "Trade war, tensioni geopolitiche, timori sulla crescita in Asia e ora anche nell'Eurozona, insieme con i dubbi sulla tenuta dei margini aziendali dei grandi gruppi americani, sono sicuramente alla base di questa nuova, brusca correzione di Wall Street". Allo stesso tempo, ritiene l'esperto, è difficile mostrarsi allarmati per lo stato dell'economia Usa, nonostante l'affaticamento recente del settore immobiliare. I dati, infatti, dicono che l'attività economica è robusta, il mercato del lavoro alla piena occupazione, la politica fiscale espansiva e quella monetaria solo moderatamente restrittiva. "Quanto ai risultati aziendali, è vero, abbiamo avuto qualche guidance un po' così, ma dando un occhio ai dati raccolti da Bloomberg, notiamo che con 200 aziende su 500 che hanno riportato (quindi una percentuale tale da rendere abbastanza stabile il dato) l'86 percento ha battuto le stime sugli utili, mentre il 61 per cento ha battuto quelle di fatturato".

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