Il ministro dell'Economia, Giovanni Tria (foto LaPresse)

Piazza Affari scommette sul deficit sotto il 2 per cento

Mariarosaria Marchesano

Manovra economica alla prova dei mercati. Il listino milanese incerto dopo il forte rialzo di ieri. E le Borse europee guardano alla decisione della Federal Reserve sui tassi d'interesse

Milano. Da un lato, l'attesa per la bozza della legge di Bilancio italiana, dall'altro il minaccioso intervento di Donald Trump all'Onu sui rapporti commerciali con la Cina e, soprattutto, la riunione di stasera della Federal Reserve da cui quasi certamente scaturirà un aumento dei tassi d'interesse. Strette da tre fronti 'caldi', le Borse europee stamattina sono tutte poco mosse nella speranza che da qualche parti arrivi un segnale di fiducia. Ma la prova più difficile è riservata a Piazza Affari che, dopo il netto rialzo di ieri spinto dalla percezione che i numeri che usciranno dal budget del Mef saranno alla fine ragionevoli e dalle performance eccezionali di alcuni titoli come Leonardo, oggi appare incerta sulla direzione da prendere. Anzi, in apertura, gli indici sembrano più propensi a una correzione verso il basso, rispetto al boom di ieri.

 

Tutti le ipotesi sul Def

Mancano ormai poche ore alla presentazione della nota di aggiornamento del Def, il documento di politica economica e finanziaria, sulla cui base viene costruita la legge di Bilancio per il 2019, e l'attenzione degli investitori è tutta concentrata sul livello del rapporto tra deficit e pil che sarà indicato dal governo. Negli ultimi giorni si sono sprecate analisi e previsioni, che potrebbero grosso modo essere riassunte così: se il parametro resta sotto il 3 per cento, il budget dovrebbe essere teoricamente accettato dalla Commissione europea, ma, considerato che l'Italia è il secondo paese del mondo più indebitato dopo la Grecia, Bruxelles considera 'sostenibile' un livello nettamente più basso.

 

Quest'auspicio si scontra con la necessità, mostrata con una certa insistenza dalle forze di governo, Lega e M5S, di trovare le risorse necessarie per attuare misure previste in campagna elettorale, come flat tax, reddito di cittadinanza e superamento della legge Fornero. In particolare, il pressing esercitato dal vice premier Luigi di Maio per inserire nella manovra il reddito di cittadinanza, ha fatto apparire molto probabile il superamento dell'asticella dell'1,5-1,6 per cento a cui inizialmente puntava il ministro del Tesoro Giovanni Tria e che rappresenta il punto di mediazione con l'Unione. Tutta la partita, dunque, si gioca tra il livello minimo e ideale dell'1,5 per cento e il livello massimo di 2,8-3 per cento, che consentirebbe all'esecutivo di reperire buona parte delle risorse auspicate. La differenza, però, non è da poco perché si traduce in 10-12 miliardi di spesa pubblica aggiuntiva. Dal loro punto di vista, gli analisti di Borsa fanno un altro ragionamento: la maggior parte ritiene che al di sotto del 2 per cento Piazza Affari ne beneficerà e potrebbe avere addirittura un rally, cioè una crescita molto positiva. Se si sforasse il tetto del 3 per cento, eventualità ormai ritenuta improbabile, allora sì che ci sarebbe un impatto negativo sull'euro. Dunque, si scommette sul 2 per cento o su un livello di qualche decimale inferiore, per esempio l'1,9 per cento.

 

Le previsioni di Bofa Merrill Lynch sulle future mosse della Fed

La riunione della Fed prevista per stasera segna la fine della politica monetaria accomodante negli Stati Uniti, dove, a differenza dell'area euro, il livello dei tassi zero è stato già abbandonato da tempo ma mantenendo una certa cautela e la tendenza a un approccio conservativo. Il ciclo favorevole che sta attraversando l'economia americana ha, più di recente, fatto maturare ai banchieri centrali la decisione di procedere con alcuni rialzi dei tassi d'interesse nel giro di poco tempo. Così, secondo la banca d'affari Bofa Merrill Lynch, la Fed è pronta subito a un aumento dello 0,25 per cento portando la forchetta attuale al 2-2,25 per cento, ma, cosa ancora più importante, si prepara ad aprire la strada per ulteriori manovre restrittive che potrebbero portare il costo del denaro negli Stati Uniti al 3,5 per cento entro il 2021. Tale livello, secondo l'analisi di Bofa, potrebbe deprimere un po' i mercati che si aspetterebbero, invece, una Fed più ottimista.