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Bando ai profeti del mondo nuovo

Alberto Brambilla

Trump, Le Pen, Salvini assomigliano agli imbonitori che nel vecchio west vendevano elisir contro ogni malanno

Roma. “Questo è il più grande spettacolo che possiate avere occasione di vedere!”. Così nel vecchio west gli imbonitori attiravano folle di creduloni per vendere loro elisir contro ogni malanno, dal blando raffreddore alla letale tubercolosi, spacciando per medicine degli intrugli a base di erbe, alcol e droghe. Nel Nuovo Mondo era un affare girovagare offrendo “miracoli” a menti semplici che popolavano terre vergini. Allo stesso modo la crisi finanziaria ha avuto l’effetto di bruciare il terreno sul quale è germogliata. Come nota Philip Stephens sul Financial Times l’eredità della crisi sta nella possibilità di ri-immaginare totalmente l’economia perché come aveva funzionato fino al 2008 è da considerare sbagliato a prescindere. Il sentimento di parte della popolazione è stato quello di rinnegare le conquiste costruite nei due decenni precedenti la crisi: l’economia di mercato, la globalizzazione, le frontiere aperte. La ritirata degli economisti, dei banchieri centrali, dei politici in carica durante il collasso, i quali hanno negato responsabilità, ha aperto una prateria.

  

Su questa terra bruciata viaggiano gli imbonitori, Trump, Le Pen, Salvini, che vendono olio di serpente sia ai diseredati sia ai benestanti impoveriti. La loro potenziale sconfitta si intravede nell’incantatore dell’auto elettrica Elon Musk, un visionario sorto dalle ceneri della crisi che vorrebbe fare della morte annunciata – e mai avvenuta – dei carburanti fossili un affare rapido e fenomenale. L’imprenditore del mondo nuovo, però, riesce a vendere meno auto di quelle che promette agli investitori, va in collera, perde la testa davanti agli analisti che chiedono informazioni, rifiuta il dialogo, dice di volere uscire da Wall Street con un tweet impulsivo rischiando di essere sanzionato dalle Autorità di Borsa, e infine si rimangia l’intenzione. Il suo mondo è in fiamme e lui brucia. E’ un incendiario che diventa torcia umana. Stracciare il galateo dei mercati ha conseguenze gravi per gli azionisti, che sono privati. Peggio è se gli “azionisti” dei governi, i cittadini, subiscono quel “grande spettacolo” che preferirebbero non vedere mai. 

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  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.