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L'apertura della rotta artica offuscherà la gloriosa storia di Suez?

Gabriele Moccia

Energia & commerci. Una nave ha aperto la via dell’Artico tra Europa e Asia. Sfida alla supremazia secolare del canale egiziano

Roma. La decisione del colosso dei traffici navali internazionali, la danese Maersk line, di lanciare la nuova rotta artica per lo spostamento delle merci potrebbe cambiare il commercio globale, segnando la fine di un’epoca per lo snodo simbolo nella storia dell’economia: il canale di Suez. Il choke point (strozzatura) per eccellenza. Ironia della sorte, proprio nei giorni in cui si decidevano i destini della Venta Maersk – la nave rompighiaccio che lascerà Vladivostok nei prossimi giorni diretta a San Pietroburgo – il canale di Suez registrava un transito record di 197 navi negli ultimi quattro giorni, tra cui la Mol Triumph, la terza nave portacontainer più grande del mondo.

 

Quello che il presidente egiziano Al Sisi ha definito “il dono dell’Egitto al mondo” non vive un periodo roseo: non c’è solo la competizione della rotta artica, a pesare anche il progressivo spostamento del pivot della produzione energetica americana, i cui flussi viaggiano ormai nel Pacifico diretti verso il mercato principale, quello asiatico. Proprio per questo le autorità del canale hanno iniziato ad applicare sconti addirittura del 50 per cento alle navi in transito.

 

Tempi lontani da quando questa lunga striscia d’acqua era l’epicentro delle lotte intestine tra la grande finanza internazionale, dello scontro tra i primi giganti del petrolio per il controllo dell’energia, segnando l’ascesa degli Stati nazione. Un’epopea descritta nel libro del giornalista americano Steve Levine che in “The Oil and the Glory: The Pursuit of Empire and Fortune on the Caspian Sea”, racconta di quello che fu tra le principali battaglie nella storia energetica, quella tra i Rockfeller – allora proprietari della Standard Oil – e i Rothschild – proprietari della Rotschild Oil, entrambi impegnati, verso la fine dell’Ottocento, per il controllo delle estrazioni di greggio nel Caspio, con epicentro a Baku (oggi capitale dell’Azerbaijan).

 

Fu proprio un uomo dei Rothschild, uno degli affaristi più influenti e geniali nella storia del petrolio, l’inglese Marcus Samuel a trovare la soluzione che cambio il destino dei Rotschild ma anche quello dell’energia. Nel 1890, Samuel – che poco dopo fonderà la Shell – propose di utilizzare proprio il canale di Suez, da poco inaugurato anche grazie al supporto finanziario della famiglia francese, per portare il greggio del Caspio nei principali centri del commercio globale di allora: Singapore, Hong Kong e Bangkog. Così, nel 1982, la Murex, dopo esser stata la prima petroliera ad attraversare il canale, sbarcò il suo carico di greggio a Singapore. Era cambiata la storia dell’economia internazionale. Con la crisi petrolifera del 1956, il canale tornerà di nuovo a essere il palcoscenico geopolitico che, come ha scritto lo storico Henry Schorreck in un documento della Nsa americana declassificato e reso pubblico nel 2013, romperà il tradizionale peso delle potenze coloniali in medio oriente – Francia e Regno Unito, affermando progressivamente il ruolo delle nuove superpotenze, Stati Uniti e Unione Sovietica. Il mondo si chiede se il canale di Suez sia ancora un’infrastruttura ancora indispensabile a garantire il libero scambio.

 

La rotta artica presenta incognite operative e fisiche non indifferenti ma negli ultimi anni la Russia di Vladimir Putin ha investito ingenti risorse per rendere questo passaggio commerciale sempre più attrattivo. Allo stesso tempo, le compagnie di navigazioni cinesi (Cosco) e giapponesi (Mitsui Osk Lines) stanno unendo le forze per aprire le rotte artiche al trasporto del gas naturale liquefatto (Gnl) verso i mercati della regione asiatica. Nel frattempo, nel corso del terzo anniversario del raddoppio del canale di Suez (lo scorso 15 agosto), gli egiziani si sono spinti entusiasticamente a dichiarare che per il 2023 le entrate dell’Autorità per la zona economica del canale saranno raddoppiate. Una sfida che appare titanica, ma che forse segna, ancora una volta, il destino difficile e aggrovigliato di questo lembo di terra.

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