Alfredo Altavilla (foto LaPresse)

Con il braccio destro Altavilla se ne va un altro pezzo di Marchionne da Fiat

Giuseppe De Filippi

Con la sua uscita l’azienda perde un campione del marketing e del prodotto. Sotto la sua guida l’area Emea (Europa, medio oriente e Africa) del gruppo ha realizzato risultati finanziari sempre in crescita

Roma. Alfredo Altavilla ha deciso di lasciare Fca appena saputo della sostituzione di Sergio Marchionne con Mike Manley. Uno spiraglio era rimasto con la possibilità di essere indicato per Cnh, ma anche in quel caso la questione si è risolta con una rapidità tale da non lasciare al manager possibilità di scelta alternativa.

 

Con la sua uscita l’azienda perde un campione del marketing e del prodotto, cioè esattamente della capacità di saper ragionare sia in termini di mercato sia in termini di qualità. Intesa quindi come qualità vendibile, per capirci il suo ultimo grande progetto di sviluppo legato a un prodotto è stato il rilancio della Tipo, e se provate a guidarne una e poi vi informate sul prezzo capite che ci aveva visto giusto. Con una visione pienamente mondiale, acquisita guardando e sperimentando. Grazie a ruoli di responsabilità in Cina e in Asia, alla buona conoscenza della Turchia: ancora la Tipo come auto globale, perfetta per i gusti asiatici, nasce nei centri di sviluppo tra Italia e Turchia, per essere poi prodotta a Bursa, stabilimento turco portato al massimo livello di efficienza del World class manufacturing.

 

Conosce l’azienda forse meglio di tutti i manager di prima linea. E’ stato ceo di Powertrain, Tofas (la joint venture in Turchia), Iveco. Ed è stato in Fiat e poi in Fca, come capo del business development, l’uomo dei grandi accordi, delle intese con gli altri gruppi. Trattative che hanno sempre portato a vantaggi competitivi, senza perdere identità e posizionamento. La sua conoscenza dell’Asia e i suoi rapporti locali certamente mancheranno a Fca nella definizione dei progetti comuni con produttori cinesi specialisti nell’elettrico di cui pure si era molto parlato negli scorsi mesi. Da Altavilla è venuta la maggiore spinta, tra i dirigenti della prima linea, allo sviluppo del progetto di massimo successo nel car sharing tutto italiano, la Enjoy realizzata assieme a Eni.

 

Sotto la sua guida l’area Emea (Europa, medio oriente e Africa) del gruppo ha realizzato risultati finanziari sempre in crescita: vuol dire che una bella fetta dell’azzeramento del debito, apparso come uno dei punti di arrivo della strategia di Marchionne, va ascritta al lavoro fatto da Altavilla. Dicono che tra i suoi colleghi in Fca non riscuotesse grandi simpatie. Ma dall’interno tendono a pareggiare il conto: “Qui – ci raccontano – la ruvidezza e i rapporti duri sono la norma, Altavilla semplicemente si comportava come gli altri, quasi aderendo a una trama scritta da Marchionne, per la quale si finisce per essere tutti un po’ in contrasto con gli altri pari grado: è il sistema americano della competitività interna, del controllo incrociato e anche della libertà di critica. Ma funziona solo con capi, alla Marchionne appunto, di grande carisma e di grande energia, altrimenti diventa solo guerra per bande”.

 

Vedremo, quindi, come questa parte del lascito strategico e organizzativo di Marchionne verrà gestita nella stagione di Manley. Per Altavilla ora la scelta tra varie e diverse seconde carriere (tenere d’occhio le grandi telco, siede nel cda di Tim post Elliott). Ma certamente non mancheranno nell’immediato qualche giorno nel mare della sua Taranto (cui resta legato, e da cui ha preso la prima passione per l’industria, perché c'è stato un periodo e una parte di una generazione di tarantini che vedevano nell’Ilva un modello e un viatico e non un mostro), per la musica e per qualche giro con le sue amate Harley-Davidson.

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