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La Fed mette nei guai il sovranismo

Renzo Rosati

Il protezionismo di Trump rischia di fare danni. F.to Powell

In pochi giorni la Federal reserve, la banca centrale americana il cui vertice è soggetto allo spoil system presidenziale (come piacerebbe per la Banca d’Italia ai sovranisti italiani, magari perché agisca “in sinergia con il governo” per dirla con la viceministra grillina Laura Castelli), ha dato a Donald Trump non pochi dispiaceri. Il 5 luglio pubblicando come da prassi le minute delle riunioni del mese prima, i suoi funzionari hanno confermato che ci saranno altri rialzi dei tassi sul dollaro, il che rafforzerà il biglietto verde contro le aspettative di Trump, e al tempo stesso hanno parlato di rischi per l’economia Usa a causa dei dazi imposti dalla Casa Bianca.

  

Il 17 il presidente Jerome Powell, parlando al Congresso, ha confermato i rialzi, pur elogiando i tagli di tasse alle imprese che hanno consentito buoni utili. Ora la pubblicazione del Beige Book, il rapporto che otto volte l’anno raccoglie indicazioni e dati forniti dai suoi 12 distretti federali, riporta i timori crescenti del sistema industriale per la politica protezionistica trumpiana, citando anche casi di “panic buying”, corsa agli acquisti di aziende prima che scattino le contromisure cinesi ed europee. I casi sono riportati con dovizia di particolari, ad esempio un’azienda del Maryland che non potendo rifornirsi sul mercato domestico sta perdendo quote di mercato a favore di concorrenti stranieri. O la difficoltà a trovare lavoratori qualificati per via delle preferenze imposte alle assunzioni di americani. Commentando il Beige Book, Paul Donovan, capo analista per i mercati globali di Ubs, osserva che la Federal Reserve considera a questo punto il protezionismo di Trump come una misura contingente, con benefici provvisori, ma strutturalmente in grado di fare danni a lungo termine. E nota che sia Powell sia il suo vice Randall Quarles, entrambi repubblicani e nominati da Trump, sono anche “entrambi avvocati, non economisti. Se fossero stati economisti le loro critiche avrebbero anche maggior peso”. Il sovranismo (vero) del sovereignist in chief mette nei guai proprio l’”America First”. Figuriamoci il sovranismo un po’ farlocco tricolore.

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