Liberarsi dai preconcetti sulla globalizzazione

Redazione

Piace molto a chi non ne ha beneficiato appieno, i detrattori riflettano

Secondo un sondaggio Eurobarometro, nell’Unione europea sono i più giovani a vedere la globalizzazione in senso positivo, mentre la parte più matura della popolazione tende a essere contraria al processo di interdipendenza tra stati che ha migliorato la vita di miliardi di persone in occidente e nel resto del mondo. Secondo il sondaggio circa il 60 per cento degli intervistati sotto i 25 anni pensa che la globalizzazione sia una cosa positiva. Mentre la maggior parte degli over 40 pensa l’opposto. La rilevazione demoscopica solleva alcuni paradossi che in parte smentiscono o costringono a una riflessione più approfondita sui risultati di consultazioni elettorali o referendarie, dall’elezione di Donald Trump alla Brexit, passando per l’ascesa dei partiti estremisti, quando si imputano questi movimenti al malcontento di chi si considera “lasciato indietro dalla globalizzazione”.

 

Dato che disoccupazione giovanile è cresciuta nel corso della crisi economica e oggi è al 17 per cento in Eurozona – alta in Italia (31 per cento), Grecia (45), Spagna (35) – sarebbero i più giovani a doversi ritenere “lasciati indietro”. Mentre i più maturi dovrebbero, al contrario, esaltare il progresso economico che la globalizzazione ha comportato avendone beneficiato almeno in parte; certo di più di chi è venuto dopo. Più in generale la crescita degli scambi e dei legami commerciali con altri paesi è vista in modo negativo nei paesi ricchi dopo la crisi. La globalizzazione, insomma, piace a chi non ce l’ha o almeno a chi non ha vissuto il periodo di maggiore accelerazione, fase comunque non conclusa. Questo dovrebbe fare riflettere soprattutto i detrattori ideologici.

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