Foto LaPresse

Il diritto bancario alla rincorsa della globalizzazione

Marco Cecchini

Il Commentario di Francesco Capriglione al Testo Unico rivela la lotta tra politica e tecnocrazia 

Nell’Europa odierna legislativamente onnivora e normativamente dilagante, il diritto bancario e finanziario nazionale è inevitabilmente liquido. Rincorre direttive e regolamenti made in Bruxelles, accordi internazionali cuciti alla Bri di Basilea in uno sforzo di adattamento che si porta puntualmente dietro incoerenze e contraddizioni.

 

La politica, non solo in Italia, prova a resistere a questa onda di piena sforzandosi di preservare una sua voce in capitolo qua e là nel sistema. Ma è come remare contro vento. Ascoltando il dibattito tenutosi alla Università Luiss alla presentazione del quarto “Commentario al Testo Unico delle leggi in materia bancaria e finanziaria” del giurista Francesco Capriglione, viene da sorridere pensando all’idea di un sovranismo giuridico su banche e finanza.

 

Nel 1993 il varo del Testo Unico Bancario chiuse l’epoca della specializzazione bancaria iniziata nel 1936 e aprì quella della banca universale. “In poco meno di un trentennio siamo passati dal mercato di riferimento Italia al mercato di riferimento Europa, dalla disciplina dei dissesti al bail in, dalle normative locali agli accordi internazionali, dalla governance nazionale al G-10 e poi, dopo la crisi del 2008, al G-20”, dice Stefano De Polis, ex dirigente della Vigilanza di Banca d’Italia oggi ai vertici dell’Ivass.

 

Dal 1994 Capriglione, ordinario di Diritto dell’Economia, avvocato e direttore di riviste di diritto italiane e internaziionali, monitora l’evoluzione della disciplina bancaria e finanziaria in collaborazione con accademici ed esperti di primo piano (oltre a De Polis hanno contribuito alla quarta edizione tra gli altri Giancarlo Montedoro, consigliere giuridico del Quirinale e i docenti Marco Sepe, Vincenzo Troiano, Mirella Pellegrini). Il commentario 2018 è composto da 2976 pagine che commentano articolo per articolo il decreto del 1993 e i suoi numerosi aggiornamenti. Nelle pieghe dell’opera di possono osservare i tentativi della politica di resistere all’onda di piena.

 

Marco Sepe rileva come, nonostante sia il prodotto di un mondo superato, la legislazione nazionale ha mantenuto in vita il Cicr, Comitato interministeriale per il credito e il risparmio, fonte delle maggiori decisioni di politica monetaria nell’epoca pre divorzio Tesoro - Banca d’Italia, pre euro, pre Testo Unico. In teoria il Cicr potrebbe ancora oggi sindacare le decisioni prese dalla Banca d’Italia in esecuzione di superiori direttive della Banca centrale europea. Incoerenze e contraddizione che non fermano quella che per tutti appare come una rivoluzione inarrestabile.