Il Ceo di Amazon Jeff Bezos

Gli standard alti sono contagiosi e divertenti, scrive Bezos nella lettera agli azionisti

Paola Peduzzi

Quando li provi non puoi più farne a meno. E non vale solo per Amazon

Milano. Gli standard alti sono contagiosi, quando li provi non puoi più farne a meno, li cerchi ovunque, come gli occhi della donna di cui si innamora Truman nel suo show: per cercarli, per trovarli, finirà con lo sbattere contro la scenografia che gli hanno costruito attorno da quando è nato (ma li trova). Gli standard alti sono contagiosi e divertenti, scrive Jeff Bezos nella lettera annuale agli azionisti, lasciando commentatori e colleghi a sospirare: non era così difficile da dire, questa cosa di dare la caccia all’eccellenza, sperimentarla, eppure l’ha tirata fuori lui. Il fondatore di Amazon ha trasformato la lettera agli azionisti in un saggio di filosofia aziendale: c’è chi suggerisce di metterle tutte insieme, le venti che sono state rese pubbliche dal 1997 (l’ultima, relativa al 2017, è stata pubblicata giovedì), e farci un libro, un manuale da portare nelle università, o direttamente sulle scrivanie, le nostre. Perché quando parla dei consumatori e di quanto siano “divinamente scontenti” parla di noi, drogati di Amazon, e quando spiega che per soddisfare i desideri è necessario dare più qualità, più attenzione, più cura parla a noi, dipendenti, capi, mezzi capi, leader politici, mezzi leader, elettori. “Fai entrare una persona in un team dagli standard alti e si adatterà velocemente. Ma è vero anche il contrario: se prevalgono gli standard bassi, questi si spargeranno dappertutto”.

 

Jeff Bezos cerca di essere rassicurante quando espone la sua filosofia, non vuole farci credere che lui ce l’ha fatta perché lui è lui e Amazon è Amazon. Gli standard alti si possono imparare, non sono un’esclusiva, come essere alti o biondi: s’imparano attraverso “l’esposizione”, un termine che di questi tempi associamo soltanto a elementi negativi, i gas nervini o i raggi solari, e che invece così sembra promettente e affascinante. Esponiamoci alla bellezza, alla bravura: ci guadagniamo tutti. Per raggiungere lo standard alto ci vogliono pazienza e obiettivi chiari: Bezos fa l’esempio di una collega che voleva fare la verticale perfetta, e si è messa a prendere lezioni per fare la verticale perfetta, senza appoggiarsi al muro, stando dritta dritta da sola (anche Bezos ammette che è un po’ bizzarro che esista un corso del genere, ma tant’è). Il maestro di verticali dice: se pensi, come sostengono molti, che in due settimane, impegnandoti tantissimo, farai la verticale perfetta, parti male. Ci vogliono almeno sei mesi, esercitandoti tutti i giorni, e se pensi di farcela prima finirai come tanti altri: rinuncerai.

 

Bezos tiene molto all’esempio della verticale, gli serve per spiegare anche che i memo che lui chiede ai vari gruppi di lavoro (le slide di Powerpoint sono vietate) richiedono tempo: sono sei pagine soltanto (anonime: vale il gruppo, non l’autore specifico, in controtendenza rispetto ai personalismi) ma richiedono lavoro, struttura, precisione. Ma davvero ce la possono fare tutti, non è che devi essere già bravo di tuo? Il fondatore di Amazon risponde: “L’allenatore di calcio non deve saper tirare i rigori, il regista non deve saper recitare. Ma entrambi necessariamente devono riconoscere gli standard alti”, devono vedere l’eccellenza negli altri, valorizzarla, convogliarla, farla diventare un documento di sei pagine che non soltanto convince il capo, ma che rappresenta tutti. Anche chi non si vede: “La cultura degli standard alti protegge il lavoro ‘invisibile’ ma cruciale che c’è in ogni compagnia. Parlo del lavoro che nessuno vede – precisa Bezos – Il lavoro che viene fatto quando non guarda nessuno”, anche quello, soprattutto quello, va riconosciuto e remunerato.

 

In questo paese delle meraviglie, probabilmente molti non dormono la notte per via di quei memo, ma il guru Bezos vuole lanciare la corsa all’eccellenza, non deprimerla, e così dà un abbraccio finale prima di passare alle notizie: gli standard alti sono divertenti! Una volta che li hai provati non torni indietro. Che è un po’ quello che succede ai consumatori: il fondatore di Amazon ha rivelato per la prima volta il giro d’affari del servizio Prime, che aveva sempre tenuto segreto lasciando che gli analisti diventassero matti a stimare i numeri sulla base delle interviste ai consumatori. Amazon ha 100 milioni di iscritti a Prime a livello globale, nell’ultimo anno ci sono stati più iscritti che negli anni precedenti (in America il servizio è attivo dal 2005). Se ora le spese di consegna vi infastidiscono è perché lo standard alto è contagioso, e si può fare razzia di concorrenti senza mostrare i denti, divinamente contenti.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi