Nostalgia della “fortezza” Germania
C’è un “vero tedesco” a DeutscheBank e Berlino nicchia sull’Unione bancaria
Alla fine Paul Achleitner, 61enne presidente del consiglio di sorveglianza di Deutsche Bank, ha rimesso un tedesco alla guida dell’istituto che è stato il maggiore del continente, e ora – per capitalizzazione – è scivolato al nono posto. Ma che resta il primo del paese, e in senso negativo per importanza sistemica in Europa. Christian Sewing, 47enne e il più giovane amministratore delegato in 148 anni, parla (in tutti i sensi) la stessa lingua dell’austriaco Achleitner: 25 anni di carriera interna, fautore dell’acquisto del ramo bancario di Bundespost, ha annunciato ai 98 mila dipendenti il ritorno “alle radici”, alla clientela privata e aziendale “prima di tutto in Germania”.
Via dunque con due anni di anticipo l’inglese John Cryan chiamato nel 2015 al capezzale di una Db pesantemente esposta su derivati e obbligazioni e multata di 2,5 miliardi di dollari negli Stati Uniti per manipolazione del tasso Libor che regola gli interessi dei bond. Cryan annunciò tagli di personale e minor dipendenza dalla Germania, cosa che ha scontentato l’establishment dal quale proviene Achleitner che è stato nei board di Daimler, Man, Bayer, Henkel, ed era in carica all’epoca dello scandalo. Benché l’allora ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble invitasse gli imprenditori tedeschi a investire sulla banca, i primi grandi soci il fondo sovrano del Qatar, la cinese Hna e il fondo di investimenti americano BlackRock. Handelsblatt, influente quotidiano finanziario di Düsseldorf, definisce Sewing “solido uomo della Westfalia”; proprio mentre prevede che il Fondo monetario europeo lanciato da Emmanuel Macron per completare l’Unione bancaria sarà silurato dal “no” di tedeschi, olandesi e baltici. La nostalgia della fortezza Germania si fa più forte con Angela Merkel indebolita.
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