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Uscite inopportune

Redazione

L’Italexit perde appeal politico. Perché un funzionario Consob la rispolvera?

La tentazione di fuggire dall’euro è stata accantonata a parole dai partiti che ne avevano fatto una bandiera elettorale, Lega e Movimento 5 stelle, al punto che la maggioranza degli osservatori ritiene spuntata la minaccia della Italexit. L’uscita è inibita dalla formula della Banca centrale europea di Mario Draghi (“l’euro è irreversibile”), non è prevista dai trattati, e su un referendum per lasciare l’Eurozona (senza però lasciare la Comunità europea) pende l’alea dell’incostituzionalità. Tutto ciò placa la smania sovranista. Eppure è bizzarro che il dibattito venga ora sollevato nel saggio “Vivere e morire di euro - come uscirne (quasi) indenni” firmato da Giovanni Siciliano, che dal 2011 è responsabile della Divisione Studi di Consob, l’Autorità di nomina governativa che vigila sulla Borsa e che con Bankitalia tutela la stabilità finanziaria nazionale. Siciliano si addentra nel problema dei costi e dei benefici (eventuali) di un’uscita unilaterale dal blocco. In qualsiasi istituzione il libero pensiero è incoraggiato. Ma quando non rispecchia quello dell’istituzione stessa sarebbe opportuno che non si ponga in aperto conflitto con i cardini del sistema in cui quell’istituzione opera. Niente di personale. Ma un’interpretazione possibile della divulgazione di tale tesi che, pur ben articolata nel saggio, apre alla possibilità di realizzare l’uscita dall’euro – prima criticata dallo stesso Siciliano su lavoce.info – fa ritenere che per il soggetto la reazione dei mercati sia meno rilevante della possibilità di intercettare l’onda politica del momento. Se non c’è stata una reazione virulenta – come quella che si può registrare nelle sale operative – probabilmente è perché la reputazione di Consob negli anni si è appannata e, fortunatamente, l’opinione di un singolo, pur di carica rilevante, è considerata folcloristica.

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