Bao Wenguang a Milano. Foto LaPresse/Claudio furlan

Ecco la flotta delle piccole elettriche gialle che va benone in Italia

Maria Carla Sicilia

Così Pechino ha messo a frutto un'idea italiana che funziona, scommettendo sui motori verdi e sul car sharing

Roma. C’è un’altra storia, oltre a quella di Fca e Great Wall, che lega Italia e Cina nel settore automobilistico, ed è quella di Share’nGo, il terzo operatore nazionale di car sharing per numero di auto in circolazione. La flotta è un esercito di piccoli quadricicli gialli, tutti elettrici, nati da un progetto italiano circa dieci anni fa e prodotti da capitali cinesi. E in fondo non stupisce che l’unico mercato a credere nella tecnologia elettrica, nel 2007, fosse quello cinese. Già allora il governo offriva incentivi importanti per lo sviluppo di motori elettrici, capaci di limitare il problema delle città sature di polveri sottili.

   

L’idea di progettare quel tipo di veicolo elettrico, abbastanza leggero da non gravare troppo sull’autonomia di una batteria, è venuta in mente ad un ingegnere che per circa trent’anni ha lavorato per la Fiat, occupandosi anche di curare le relazioni commerciali con la Cina, Alfredo Bacci. Insieme a lui Ettore Chimenti, una carriera nel Gruppo Piaggio. Entrambi forti del know how acquisito durante il loro percorso professionale, propongono a Bao Wenguang, azionista di riferimento di Xindayang Group, di sviluppare il progetto. Il giovane imprenditore cinese, impegnato nella produzione di motori elettrici per scooter, non si tira indietro e realizza con loro i primi prototipi. Non solo, riesce a rimediare un importante finanziamento pubblico per la ricerca e lo sviluppo della mobilità elettrica e ad avviare uno stabilimento a Linyi, nella provincia dello Shandog, più o meno di fronte alla Corea. “Qui iniziano ad arrivare altre persone con esperienza in Piaggio e Fiat – racconta al Foglio Alfredo Bacci – ma non venivano a lavorare in Cina, erano tutti pensionati come noi. Venivano per portare la loro consulenza tecnica, nella progettazione, nella meccanica. Si può dire che in quell’occasione abbiamo formato alcune professionalità”.

  

Quando le prime vetture iniziano a circolare, anche il Gruppo Geely si accorge del prodotto ed entra in affari con Bacci e Chimenti, seguito dopo poco dalla società di investimento Sgr (una delle società interessate a comprare il Milan, prima che concludesse l’affare Yonghong Li). Con Geely, produttore cinese che negli stessi anni rilevava la Volvo da Ford, c’è il salto di qualità e si iniziano a produrre volumi più consistenti. Il gruppo è uno dei più grandi produttori di auto cinesi e con la creazione del brand ZD, in joint venture con Xindayang, si specializza in auto elettriche. Va in questa direzione il recente annuncio di Volvo di produrre solo vetture ibride e elettriche entro il 2019, seguendo l’orientamento della casa madre e assecondando il trend cinese, che oggi è il principale mercato per l’elettrico. Anche per le ZD D1 (si chiamano così i quadricicli gialli di Share'nGo) rappresenta il 95 per cento, con una media di 5.000 auto vendute al mese.

  

Il ponte per l’Europa è stato invece il car sharing, utile per “crescere nei numeri” e venire incontro ai partner cinesi, intenzionati ad affacciarsi sul mercato europeo. “I volumi che si aspettano da qualsiasi tipo di attività non sono modesti”, dice al Foglio Emiliano Niccolai, ad di Cs Group, la società che gestisce in Italia lo sharing: “Tutto quello che è sotto i ‘thousand’ per loro non ha senso”. Milano, Roma, Firenze e di recente Modena sono le città italiane dove si può noleggiare la Share’nGo. Poi Olanda e Francia, a breve Spagna. “Il business importante è in Cina. Qui stiamo crescendo, specialmente a Roma, ma siamo ancora in sofferenza”. Qual è il loro vantaggio? “Uno è di certo la grande visibilità che hanno acquisito per aver portato in Europa un loro prodotto e un servizio”. Quanto a voi, invece, non sareste stati qui senza il loro investimento? “Immagino di no. E’ stato uno scambio: noi abbiamo messo la consulenza, le competenze ingegneristiche, meccaniche e il progetto. Insieme condividiamo un progetto di mobilità. E puntiamo a crescere”.

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