Alitalia vola via dalla Cina. Ahi, ahi

Redazione

Il disimpegno dal ricco mercato cinese rivela che la compagnia è sostituibile

La rotta Roma-Pechino era stata inaugurata da Alitalia nel luglio del 2016 come un “investimento cruciale” per il traffico business e turistico, un “rilancio dei collegamenti di lungo raggio verso i mercati stranieri”. Al decollo del primo volo, dopo un’assenza di tre anni, erano presenti l’ad dell’epoca, Cramer Ball, e il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini. Da allora molto è cambiato, in peggio: commissariamento, prestito ponte, tentativo di cessione. Lunedì, nei giorni in cui si inaugurava l’anno del turismo Europa-Cina, Alitalia ha comunicato che con la fine dell’orario invernale sospenderà i collegamenti, ufficialmente per la mancata concessione di slot migliori rispetto a quelli attuali da parte delle autorità cinesi, nonostante ripetute richieste. Già il 5 dicembre il commissario straordinario, Luigi Gubitosi, diceva che a Fiumicino “siamo inondati di voli cinesi e noi abbiamo difficoltà sulla Cina […] è stato concesso tutto quello che si poteva, ma non riusciamo ad avere gli slot a orari accettabili. Se continuiamo così ci dovremo porre il tema se sia sostenibile la permanenza sulla rotta”. Secondo i dati dell’aeroporto di Fiumicino, il cui traffico è in aumento continuo, dal principale scalo italiano nel 2017 si è registrato un incremento del 13 per cento delle rotte per la Cina, operate anche da compagnie cinesi. Mentre tutti i paesi stanno aumentando i voli con la potenza asiatica, per il business e per l’enorme indotto turistico, Alitalia la abbandona. La penetrazione dei concorrenti rivela che Alitalia rischia di essere sempre meno competitiva in uno degli asset sui quali dovrebbe invece scommettere per rilanciarsi: i voli a lungo raggio. Anche per questo, il compito del prossimo governo sarà cruciale: aiutare a capire quale funzione e quale assetto dare ad Alitalia nel quadro dell’interesse nazionale, sperando che non sia troppo occupato a usare Alitalia come merce di scambio elettorale.

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