Il tempismo imperfetto degli stress test
La fine degli stimoli e l’accanimento terapeutico sulle banche europee che può fomentare il populismo bancario
L’introduzione della Vigilanza bancaria europea negli ultimi tre anni ha imposto una salutare trasformazione dell’industria del credito, sebbene diffusa a macchia di leopardo (le banche locali tedesche sembrano immuni dal bail-in). Spesso gli intermediari e le associazioni bancarie lamentano un enforcement eccessivo in termini di nuovi requisiti e dai tempi così rapidi da rendere difficoltoso l’adeguamento agli standard imposti a livello comunitario. I regolatori spingono per un consolidamento del settore in Europa, con le banche francesi in funzione di aggregatori, pare. Il che è necessario, in ottica europeista, per contrastare il quasi dominio delle banche d’affari americane nel continente che sono meglio posizionate per gestire la ricchezza dei risparmiatori europei. Tuttavia le doglianze all’interno dell’industria bancaria, anche in Italia, non sono ingiustificate quando si sottolinea che i regolatori non concedono un attimo di respiro. Il super stress test dell’Eba annunciato per quest’anno sui bilanci 2017 delle maggiori banche assomiglia a un accanimento terapeutico (ipotesi di pil in calo dell’8 per cento e delle Borse del 35). Queste simulazioni hanno avuto e hanno un senso. Ma arrivano in un momento comunque critico per il settore, Deutsche Bank ha riportato risultati deboli nel 2017 (il terzo rosso annuale consecutivo) segnale che non c’è una cura facile al malessere del bastione bancario tedesco, lontano è poi il completamento dell’Unione bancaria e prossimo il ritiro degli stimoli della Banca centrale europea. Gli stress test verranno pubblicati a novembre, quando la Bce proietta la fine del Quantitative easing per poi discutere l’aumento dei tassi. Sarà già un periodo di fibrillazione per le banche. L’accanimento europeo solo sulle banche può generare il suo opposto, cioè il populismo bancario.