Foto via Pixabay

Avviso elettorale da imprese e consumatori

Redazione

I dati Istat sulla fiducia dicono che non servono idee choc ma una guida stabile

Un calo a gennaio di un punto, da 116,5 a 115,5, dell’indice Istat di fiducia dei consumatori. E di poco più di tre, da 105,6 a 108,7 delle imprese. Che cosa significano e quanto hanno a che fare con la campagna elettorale? Per i consumatori siamo di fronte a una lieve correzione (la precedente è di appena due mesi fa), in un trend in ascesa dal 2014 e con un indice da allora ben sopra i 100 punti. Quanto alle imprese il ripiegamento è all’interno di un movimento ascendente, e anche qui da anni sopra quota 100: per l’esattezza la svolta, con un rialzo mensile di 10 punti, risale a marzo 2015. Quanto alle motivazioni, secondo l’Istat i consumatori vedono ancora migliorata la condizione personale attuale mentre si dicono preoccupati per quella economica futura.

 

Dunque incidono componenti esterne e psicologiche. Riguardo alle imprese resta stabile la fiducia di quelle manifatturiere e cresce per le costruzioni. Il calo è per le prospettive a medio termine di commercio e turismo. Secondo l’Istat è esaurito il buon andamento delle vendite di fine 2017 ed è archiviata la riscossa del turismo, ci si aspetta mesi di consolidamento. Fattori stagionali, ma con un elemento in comune con i consumatori: l’incertezza concentrata sul medio periodo. Pensare alle elezioni è ovvio: nel 2017 gli indici di fiducia in Francia e Germania, realizzati con la stessa metodologia elaborata dall’Ocse, i paesi avanzati, rivelano la netta coincidenza con gli appuntamenti elettorali a Parigi e Berlino. Ma per l’Italia c’è un elemento in più: una campagna basata su terapie choc, promesse irrealizzabili e instabilità. In Francia la fiducia dei consumatori si era bloccata per i primi quattro mesi 2017, per salire di otto punti a maggio e giugno. Motivo? L’elezione di Emmanuel Macron e la definitiva sconfitta di Marine Le Pen.

Di più su questi argomenti: