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Quel "mattone" che manca alla ripresa

Perché edilizia e costruzioni meritano l’attenzione della politica

Alla ripresa italiana – la Banca d’Italia ha confermato a più 1,5 per cento il pil 2017 (1,4 nel 2018), deludendo quanti aspettavano due decimali in più – manca all’appello il settore fondamentale dell’edilizia. L’Istat quantifica nello 0,4 per cento l’aumento a novembre nelle costruzioni, lo 0,6 su base annua: molto meno della produzione industriale, rispettivamente al 2,2 e 2,7. Il Financial Times, citando Eurostat, nota come il valore degli immobili in Italia “sia tuttora inferiore del 23 per cento rispetto al 2007, il che in paese di proprietari di casa spiega anche l’incertezza sociale più alta che nel resto d’Europa e complica le cose per le banche che devono recuperare crediti”. Eppure il settore business e lusso accelera nelle aree metropolitane di Milano, e in parte anche di Roma, puntando sui centri storici dopo il grande boom (milanese) di Porta Nuova e City Life. Rotschild e Goldman Sachs stanno per spostarsi vicino al Duomo e al quadrilatero della moda. Quanto a Roma, dopo l’apertura della Rinascente in via del Tritone, il futuro Apple Store di piazza San Silvestro e la ristrutturazione nel segno del lusso della Galleria Alberto Sordi risolleveranno il livello di un’area già in degrado. Per questo Confedilizia chiede attenzione alla politica: “Bisogna eliminare assurdi ostacoli che non producono gettito ma lo limitano. Come la liberalizzazione degli affitti ingessata da vincoli di 40 anni fa, l’abolizione della tassa sui canoni non percepiti, garanzie di rientrare in possesso degli immobili in caso di morosità e finita locazione”. In Italia l’edilizia ha trainato in modo anticiclico la crescita nel dopoguerra, ma il boom degli anni 90 ha avuto un effetto pro ciclico moltiplicando ricchezza. Sarebbe ora di mettere quel “mattone” che ancora manca sia al pil sia all’occupazione.

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