Un pensiero alla cena di Natale dei Murdoch

Paola Peduzzi

Un padre, due figli, una vendita. Che fine faranno gli eredi dello squalo

Milano. Non c’è storia sui Murdoch che non parli di figli, mogli, eredità, ambizioni, liti. Quest’ultima – che è epocale e riguarda la vendita dell’area entertainment dell’impero murdocchiano, 21st Century Fox, alla Disney – non fa eccezione, e anzi diventa specchio della trasformazione di una dinastia che con le sue intuizioni e la sua spregiudicatezza ha cambiato l’informazione e lo spettacolo degli ultimi decenni. Rupert Murdoch, l’imperatore, cede gli Hollywood studios, la produzione televisiva, parte dei network via cavo, la quota del 39 per cento di Sky, la quota del 60 per cento nel servizio di streaming Hulu (che farà competizione a Netflix) e altri asset. Un deal da quasi 60 miliardi di dollari, che trattiene in casa Murdoch la business unit che da sempre gli interessa di più: l’informazione. Secondo un resoconto pubblicato su Vanity Fair e firmato da Gabriel Sherman che è considerato molto informato, Murdoch avrebbe discusso dell’accordo con il presidente americano, Donald Trump, con il quale chiacchiera e si incontra spesso, rassicurandolo sul fatto che Fox News e dintorni non fa parte della vendita. Trump era preoccupato che l’emittente tv che più gli è cara e vicina – hanno detto alcune fonti a Sherman – fosse ceduta, proprio adesso che pur nei tanti stravolgimenti e intoppi che hanno caratterizzato questo 2017 trumpiano continua a mantenere il suo dominio sull’informazione nazionale prime time (al secondo posto c’è Msnbc e al terzo la Cnn-fake-news). Rassicurato Trump, ora viene la famiglia. Che ne sarà degli eredi? Rupert pensa alla propria successione da molti anni, le figlie sono già da tempo escluse, ma sul destino – e il rapporto, e la sintonia – dei due figli che da sempre lavorano con il padre, Lachlan e James, ci sono molte illazioni.

 

In particolare su James, che mercoledì ha compiuto 45 anni, proprio mentre si chiudeva l’accordo con la Disney. Negli scorsi giorni, si era parlato della possibilità che James prendesse il posto del ceo della Disney, quel Bob Iger che aveva il contratto in scadenza nel 2019. Ma Iger ha fatto sapere che il suo impegno nella Disney è stato confermato fino al 2021, e che soltanto dopo, forse, ci sarà posto per James. Il tutto è stato gestito nella massima collaborazione, dicono in coro le fonti ufficiali, ma la buona volontà di facciata non riesce levare i dubbi su quel che sta accadendo nei corridoi di News Corp. e nelle sale da pranzo dei Murdoch. Per i pessimisti, la decisione di Rupert è piuttosto chiara: James è fuori dal futuro dell’azienda di famiglia. Lui che è sopravvissuto allo scandalo delle intercettazioni che ha tormentato la filiale britannica del gruppo, lui che è andato a New York in quel che pareva un esilio, lui che poi è stato riaccolto e reintegrato, mentre i pettegoli parlavano di liti furibonde e di colpe da espiare per l’eternità, ora potrebbe restare escluso dalla gestione del gioiello più caro a papà, il settore dell’informazione che drena risorse ma viene sorretto dalla dedizione indefessa di Rupert. Lachlan, che di colpe ne ha già espiate stando a lungo alla periferia dell’impero, in Australia (che però è il cuore simbolico del gruppo, là dove tutto è cominciato), sarebbe infine il predestinato. Ha vinto le lotte interne, ha riconquistato papà, pensa di meritarselo. James invece là fuori deve vedersela con il mercato e con le ambizioni extrafamiliari: il 2021 non è nemmeno così vicino, chissà che cosa può cambiare nel frattempo. Gli ottimisti che hanno sempre sperato che la guerra dinastica si risolvesse senza troppi spasmi – anche perché altrimenti gli investitori scappano – dicono invece che Rupert ha a cuore i suoi figli allo stesso modo, e per evitare lo scontro fratricida ha pensato di separare le strade dei figli, lasciando a entrambi ampi spazi in cui dimostrare il proprio valore. Questa fazione è la meno sentita e la meno ascoltata: con i Murdoch si guarda soltanto alle fratture, si ripete che per Rupert ogni-cosa-è-personale. La corsa a scovare le crepe nell’impero politicamente scorretto è una tentazione troppo forte, resistono soltanto gli ingenui, quelli che pensano che Murdoch è Murdoch certo, ma al fondo tutti i padri sono simili, e a un certo punto vogliono semplicemente sistemare i propri figli.

Paola Peduzzi

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi