Putin inaugura un impianto di gas da 23 miliardi di euro. E ci può guadagnare anche l'Italia

Il progetto del Cremlino per garantire sbocchi commerciali al nuovo giacimento di Yamal, nell'Artico siberiano. La Russia dovrebbe aumentare la propria produzione del 28 per cento entro il 2035 per raggiungere il secondo posto al mondo dopo gli Stati Uniti

Redazione

L'obiettivo del Cremlino è chiaro: superare il Qatar e diventare il principale esportatore di carburante raffreddato. Come scrivevamo nel gennaio scorso il gas russo ha trovato una nuova rotta per l'Europa, mentre a Bruxelles la politica europea è ancora impantanata sulle scelte relative al piano di raddoppio del gasdotto North Stream: il presidente russo Vladimir Putin ha inaugurato un impianto di gas naturale liquefatto nell'Artico siberiano da 23 miliardi di euro. 

 

Il progetto è voluto direttamente dal Cremlino per garantire sbocchi commerciali al nuovo mega giacimento di gas di Yamal, in Siberia, a cui sta lavorando la compagnia russa Novatek, la cui entrata in produzione potrebbe trasformare il mercato energetico internazionale e non solo in termini di outpout. Come si legge nell'Energy outlook per il 2017 della Bp, la Russia dovrebbe aumentare la propria produzione di gas del 28 per cento a 71 miliardi di metri cubi al giorno entro il 2035 per soddisfare la crescente domanda mondiale, così da raggiungere il secondo posto al mondo dopo gli Stati Uniti. Yamal sarà una delle più grandi facility del settore mai realizzate nell’Artico, incorporando il porto di Sabetta, un nuovo aeroporto e una centrale elettrica da 380 megawatt.

  


In una cerimonia ufficiale al porto di Sabetta, nella penisola di Yamal, Putin ha definito "storica questa giornata" e ha sottolineato: "È un progetto complicato, senza alcun dubbio, e in questa sala ci sono delle persone, degli esperti, che all'inizio mi hanno detto: 'Non si può fare'. Chiesi loro 'Perché?' e mi presentarono una lista di serie motivazioni contro la costruzione. Chi è all'origine del progetto si è assunto un rischio, e questo rischio ora è giustificato, ha portato i suoi frutti". Gabriele Moccia ha scritto su queste colonne che anche l'Italia avrebbe da guadagnare nell'investimento nell'Artico dei russi, a partire dal giacimento di Yamal. "Sace ha da poco garantito una linea di credito di 400 milioni di euro destinata a finanziare le aziende italiana coinvolte nel progetto, come Nuovo Pignone e un'altra ventina di Pmi. Altrettanto importante la partita politica. Nel Consiglio Artico, il principale organo politico d'area, sono stati ammessi diversi Stati osservatori. Dal 2013 l'Italia è membro in qualità di osservatore permanente. Questo perché il nostro paese mantiene nelle isole Svalbard la Base artica Dirigibile Italia e la Amundsen-Nobile Climate Change Tower. Per rafforzare questa presenza il governo ha varato una strategia italiana per l'Artico".

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