Foto LaPresse

Zuckerberg si fa tassare

Redazione

Facebook inizierà a dichiarare i ricavi nei paesi in cui li realizza (bene)

E’ una piccola rivoluzione per Facebook, ma può essere un grande cambiamento per l’erario. Il social network di Mark Zuckerberg ha deciso di passare a una “struttura di vendita locale” nei paesi in cui opera con un ufficio che opera con gli inserzionisti locali. In pratica i ricavi pubblicitari realizzati dal team locale non saranno più contabilizzati tutti dalla sede di Dublino in Irlanda, ma da una stabile organizzazione presente in quel paese. “Riteniamo che il passaggio a una struttura di vendita locale fornirà maggiore trasparenza ai governi e ai policy maker di tutto il mondo che hanno chiesto una maggiore visibilità sui ricavi associati alle vendite che vengono supportate localmente nei rispettivi paesi”, ha scritto in una nota David Wehner, chief financial officer di Facebook. Il cambiamento riguarderà ovviamente anche l’Italia, e arriva dopo un insistente pressing politico dell’Europa e degli stati nazionali sui giganti del web: sfuggono al fisco, fanno tanti profitti e pagano poche tasse.

  

Questa spinta politica, condivisa da larga parte dei cittadini, si è tradotta in richieste come quelle della Commissaria europea alla Concorrenza Margrethe Vestager di ricevere dalle multinazionali digitali informazioni su quante tasse pagano in ciascun paese, e altre più drastiche come l’introduzione in Italia di una “web tax” sui ricavi o sulle transazioni, cosa che però danneggerebbe anche le nostre imprese. La decisione di Facebook va incontro alle aspettative politiche e alla pressione sociale e, probabilmente, la scelta di organizzarsi in modo da farsi tassare secondo la normativa vigente vuole evitare l’introduzione di nuove strane tasse. Se i giganti pagheranno più tasse senza bisogno di nuove tasse, per gli italiani sarebbe una notizia doppiamente positiva.

Di più su questi argomenti: