LaPresse/Stefano Porta

La folle ricetta anti consumi del M5s

Redazione

Vendite al dettaglio in calo? Di Maio obbliga i negozi a chiudere

Chi ha detto che i grillini non hanno un programma? Ieri, mentre l’Istat annunciava vendite al dettaglio in calo a ottobre dell’uno per cento e del 2,1 per cento in un anno, confermando che il punto debole della ripresa sono i consumi, ecco la ricetta del candidato premier Luigi Di Maio: “Chiusura obbligatoria dei negozi in sei festività su dodici”, oltre alle domeniche disciplinate dai comuni. “Basta con le liberalizzazioni di Monti e Bersani”, proclama, “le famiglie si devono riposare, i bimbi crescere a contatto con i genitori. Famiglie più felici sono la premessa di un’Italia più forte!”, punto esclamativo incluso. Di Maio chiede che venga approvata al Senato “subito, prima di Natale” la proposta di legge del collega a 5 stelle Michele dell’Orco già votata trasversalmente alla Camera, proposta che occhieggia alla chiesa, ai sindacati e alle imprese familiari. Ma un conto è la libertà di apertura, che lascia chiunque libero di chiudere, e un altro conto è l’obbligo di chiusura, che impedisce a chi vuole lavorare di guadagnare e a chi vuole consumare di spendere. “Di Maio ha in mente i ‘Poveri ma belli’ tipo anni 50” dicono i radicali della lista +Europa, tra i pochi a ricordare come tutto ciò sia contrario alla libertà, al buon senso e a ciò che avviene in tutte le metropoli straniere. Non solo. L’obbligo di chiusura favorirebbe l’e-commerce, dalle cui “grinfie” i grillini dicono di voler difendere i piccoli esercizi, gli abusivi e i bancarellari che sono grandi elettori della giunta Raggi. Al pari dello striminzito abete di piazza Venezia, l’appello di Di Maio a “stare in famiglia” è perfettamente in linea con la decrescita, non si sa quanto felice, propugnata da sempre dai 5 stelle.

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