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Quante voci sfuggono dall'Eurotower

Redazione

L’idea di uno stress test sui Btp detenuti dalle banche aggiunge preoccupazione

"I paesi ad alto debito sono più esposti al rischio aumento dei costi di rifinanziamento – scrive la Banca centrale europea – con l’avvicinarsi del riprezzamento del debito sovrano”. Cioè con la fine del Quantitative easing, peraltro promosso e sostenuto dalla stessa Bce con Mario Draghi.

 

L’assioma è ovvio, come il richiamo a ridurre il debito. Sennonché secondo indiscrezioni riportate dal Sole 24 Ore il prossimo stress test nel 2018 riguarderebbe proprio i titoli di stato detenuti dalle banche, con rischio differenziato per governi emittenti, maggiore per i Btp. Banche e assicurazioni italiane verrebbero sollecitate a nuove ricapitalizzazioni, dopo quelle degli ultimi anni, e le ipotesi – sempre di sponda Bce, lato Vigilanza – di restrizioni in base ai crediti deteriorati.

 

Contro l’ultima ipotesi si sono mossi l’Europarlamento e l’ufficio legale del Consiglio europeo. Mentre un altro paper della Bce ha suggerito di cancellare la garanzia sui depositi di banche a rischio per evitare corse agli sportelli. Il debito italiano è certo alto, benché economisti come Olivier Blanchard e Jeromin Zettelmeyer lo giudichino sostenibile anche con forti rialzi dei tassi. Gli ultimi collocamenti del Tesoro (ieri i Btp decennali) sono andati bene sia per bassi rendimenti sia per quantità. Quanto ai crediti deteriorati, Klaus Regling, direttore del fondo salva stati Esm, dice che le banche italiane “ne stanno gestendo lo smaltimento ordinato”. Perché dunque questo moltiplicarsi di voci che rischiano di rinfocolare l’instabilità dell’euro che Draghi ha scongiurato? Se esiste la tentazione di strattonare l’Italia, la politica italiana, che per l’alto debito ha le sue colpe, deve impedirla sia con la credibilità dei conti sia con la difesa degli interessi nazionali, a Bruxelles e altrove.

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