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In Russia, Uber ha cambiato strategia e coltiva il compromesso

Micol Flammini

La società si fonde con Yandex taxi per il mercato slavo e prova a conquistare i fronti più difficili

Roma. Non è una resa, ma un compromesso e, come scrive il Financial Times, si tratta della più grande mossa strategica di Uber da quando Travis Kalanick, amministratore delegato e fondatore dell’azienda, ha rassegnato le sue dimissioni a giugno. Dopo il via libera dell’antitrust russo, la società di San Francisco si fonderà con Yandex Taxi. Per evitare che il mercato russo lo costringesse alla stessa ritirata impostagli da Pechino l’anno scorso, Uber ha dovuto abbandonare l’approccio aggressivo ed è sceso a patti. A luglio aveva accettato di allearsi con il suo principale concorrente russo: Yandex Taxi, la piattaforma dedicata alla prenotazione di vetture con autista creata da Yandex, il colosso digitale noto come il Google russo. Dalla fusione dei due operatori nascerà una nuova società che opererà in 127 città in Russia, Armenia, Azerbaijan, Bielorussia, Georgia e Kazakistan. Il nome della nuova creatura è ancora ignoto, ma si sa già che Uber avrà una quota di minoranza. Il 59 per cento sarà nelle mani dei russi che già ne hanno scelto il ceo: Tigran Khudaverdyan, già capo di Yandex Taxi.

 

L’anno scorso, in Cina, Uber era stato sopraffatto dal rivale Didi Chuxin, al quale aveva dovuto cedere le proprie attività. Mantenendo solo il 17 per cento delle quote azionarie, aveva abbandonato il mercato cinese. In Russia, ha dovuto prediligere il compromesso, forse l’unica strategia da adottare per sopravvivere in un mercato chiuso. Arrivata a Mosca nel 2013, l’azienda di San Francisco ha dovuto competere con Yandex Taxi, che oggi opera in 126 città, mentre Uber in quasi quattro anni è riuscita a prendersene solo 21, perdendo circa 170 milioni di euro, penalizzato anche dal fatto che l’app russa controlla la piattaforma locale di mappe. Uber, inoltre, è arrivato nel mercato russo troppo tardi. Il lavoro di disruption del sistema dei trasporti locali, in Russia, era già stato fatto da Yandex Taxi, che ha rivoluzionato il panorama dei trasporti in Russia, che prima dell’arrivo della piattaforma creata dal colosso informatico era affidata o ai taxi, estremamente cari, o agli abusivi, decisamente prediletti dai russi: studenti, operai o disoccupati che, nel tempo libero, mettevano a disposizione la propria auto a prezzi competitivi e soprattutto negoziabili. Il mercato ora è stato regolamentato, in gran parte grazie all’arrivo di Yandex. L’approvazione dell’antitrust russo è arrivata venerdì e la nuova compagnia ha già un valore stimato di 3,7 miliardi di dollari. Per favorire la sua ulteriore espansione, Uber investirà da subito 225 milioni di dollari e Yandex 100.

 

“Questo accordo aiuterà Uber a costruire un business sostenibile a livello globale”, ha detto Pierre Dimitri Gore Coty, capo della società in Europa e medio oriente. Accordi e fusioni per sopravvivere alla sfida dei mercati chiusi, in cui i governi sono decisamente più propensi a prediligere le aziende locali. Dopo la Cina, Uber scende a compromessi anche in Russia. E’ il segno della nuova gestione dell’azienda, dopo il periodo tumultuoso e sregolato di Kalanick, e il sintomo di una strategia che è destinata a ripetersi. Se non puoi vincere in mercati dove i campioni nazionali saranno sempre avvantaggiati, alleati con loro.

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