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Draghi invita a cooperare per ridurre le sofferenze bancarie

Onelia Onorati

Il presidente della Bce intende appianare le divergenze nazionali sulla nuova gestione dei crediti deteriorati

Roma. Sempre più compatta sul tema delle sofferenza bancarie la Banca centrale europea che anche oggi richiama al rispetto dei nuovi vincoli previsti per le banche europee. A inizio ottobre, lo ricordiamo, la Bce ha stabilito una serie di parametri che entreranno in vigore a partire dall’anno nuovo. A questi si è richiamato oggi il presidente Mario Draghi nel corso della conferenza sulla vigilanza del settore bancario, argomentando che sono proprio gli squilibri legati a npl e affini a pregiudicare la concessione del credito a imprese e famiglie. Ma che il tema sia scivoloso sembra suggerirlo anche il presidente, quando sostiene che l’emergenza è sì tale da necessitare una cooperazione generale di più organismi ma per un intervento che deve essere “ordinato”.

 

“Attualmente qui la questione più importante è gestire le sofferenze” ha detto Draghi. “Di conseguenza abbiamo bisogno di uno sforzo congiunto da parte delle banche, dei supervisori, dei regolatori e delle autorità nazionali per affrontare tale questione in maniera ordinata, prima di tutto e soprattutto creando un ambiente in cui gli Npl possano essere efficacemente gestiti e ceduti in maniera efficiente”.

 

La presidente del consiglio di vigilanza della Banca centrale europea, Danièle Nouy, ieri ha ribadito perentoriamente ai ministri europei dell’Economia che è arrivato il momento di liberarsi dei crediti deteriorati considerando la felice congiuntura generale e confermando, così, la volontà di andare avanti sulle linee guida senza particolari cautele. 

 

Dall’anno prossimo gli accantonamenti dovranno coprire la perdita potenziale dei prestiti deteriorati sia non garantiti (nell’arco di due anni) sia garantiti (entro sette anni). Sono parametri non vincolanti ma chi non vi si adeguerà dovrà presentare un rapporto annuale sul tema. 

 

La Federazione Bancaria Europea (Ebf) ha scritto alla Commissione europea, all‘Europarlamento e alla Bce esprimendo preoccupazione soprattutto perché “non è chiaro se l‘Addendum possa essere in definitiva applicato anche alle esposizioni esistenti, lasciando così non chiara una definizione dell‘ambito di applicazione che sarebbe – ed in realtà è già – soggetta a speculazioni da parte degli operatori interessati”. 

 

La questione se gli accantonamenti debbano coprire lo stock pregresso oppure il flusso di crediti deteriorati a partire dal 2018 è un tema essenziale per l’Italia perché il paese è maglia nera d’Europa con 349 miliardi di sofferenze (motivo dell’outlook negativo del rating sovrano di Moody’s).

 

Ma quali sono i rischi di un’accelerazione indiscriminata sulla vendita delle sofferenze? Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan nella stessa sede si è dichiarato “preoccupato per la stabilità finanziaria” del nostro paese. Ma le sue rimostranze hanno lasciato freddo tutto l’Eurogruppo, ieri schierato compatto sulla linea di Nouy. Più perentorio il governatore di Banca d’Italia, Ignazio Visco, che oggi a Madrid ha fatto eco a Padoan sostenendo che una corsa a disfarsi degli Npl ne comporta una svalutazione, con il rischio di una concentrazione nelle mani di pochi operatori specializzati. Il rischio sarebbe, secondo Visco, un trasferimento di risorse delle banche e la compromissione della ripresa. Bisogna certamente procedere ma “con giudizio”, dice il neorinnovato governatore della Banca d'Italia. Una versione più accorata dell’ “intervento ordinato” evocato da Draghi.