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Vendere riso ai cinesi? Ecco perché Scotti ci prova

Onelia Onorati

L’Italia è il maggior produttore europeo di riso e dopo un recente accordo si prepara a conquistare la Cina

Roma. Il riso italiano alla conquista della Cina: lo aveva annunciato un anno fa “il dottor Scotti”, mitico produttore di riso impersonato da un noto presentatore in tv. Detto fatto: oggi il bianco cereale italiano può fare il suo ingresso nei mercati orientali grazie a un accordo tra Scotti e i cinesi di Central Leader, gruppo che garantisce l’autenticità delle esportazioni. L’azienda pavese prevede di ricavare dalle nuove esportazioni 60 milioni di fatturato sul suo consolidato di 236 milioni.

   

Al di là dei nuovi orizzonti di Scotti, il riso è tra i prodotti agricoli di punta per il nostro paese come dimostrano gli ultimi dati: l’Italia è diventato il maggiore produttore a livello europeo con una quota di 390 milioni di euro di produzione nel 2016, 3 per cento in più rispetto al passato e più 1,6 per cento nel primo semestre dell’anno (fonte: Iri Information resources). 

  

Il settore beneficia sia della presenza di imprese produttrici di riso di stampo familiare sia della preferenza accordata dagli italiani. L’Italia è l’unico paese a garantire completezza di informazione nell’etichetta, che riporta persino dati sulla biodiversità delle produzioni. La tutela in questo senso crescerà ancora di più visto che a dicembre verrà aggiunta l’indicazione “classico” al riso nel caso sia presente una varietà tradizionale e, dal 2018, una mappatura precisa delle località di origine. Queste, e altre misure di tutela del riso made in Italy, sono nel decreto legislativo approvato a luglio scorso dal governo Gentiloni che ha così previsto regole certe per la classificazione, la salvaguardia delle varietà tipiche italiane, un indirizzo sul “miglioramento genetico” del prodotto. Tra le righe si legge una sorta di lode per la coltura del riso, indicata come “espressione culturale, paesaggistica, ambientale e socioeconomica del territorio in cui è praticata”, con elenco di sanzioni per le violazioni.

  

In Italia, comunque, l’oscar della produzione va al nord-ovest: l’85 per cento dei produttori è in Piemonte e Lombardia, più precisamente Vercelli, Novara, Pavia e Milano. Quanto al consumo di casa nostra, non è che gli italiani disdegnino le profumate varietà esotiche, ma hanno imparato a privilegiare le produzioni nazionali più innovative, che rispetto ai tradizionali arborio, ribe, vialone nano, roma, originario e padano, oggi vanno per la maggiore sui banchi del supermercato, crescendo del 7,7 per cento nelle vendite. Oltre al già citato Scotti, gli altri due marchi famosi sono Riso Gallo (22 per cento del mercato italiano) a conduzione “familiare” con la sesta generazione e Colussi-Flora, che produce il riso più venduto in assoluto in Italia.

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