(foto LaPresse)

Overdose di numeri e penuria di idee

Redazione

Il Fmi conferma la ripresa globale, il problema adesso è non farla sgonfiare

In occasione della conferenza annuale del Fondo monetario internazionale e della Banca Mondiale, le stime di crescita mondiale sono state riviste al rialzo dello 0,1 per cento sia per il 2017 sia per il 2018, portandole rispettivamente al 3,6 e al 3,7 per cento. Il cambiamento può sembrare frazionale ma è più sostanzioso se confrontato con le stime precedenti e, soprattutto, con le motivazioni che inducono il Fmi alla revisione. “La ripresa dell’attività economica internazionale si sta rafforzando. La crescita mondiale nel 2016 è stata la più debole mai registrata dall’inizio della crisi al 3,2 per cento”. Questo significa che il progresso è di 0,4 punti percentuali per quest’anno, e di 0,5 punti per il prossimo, prendendo come spartiacque l’anno scorso, quando il ciclo negativo perdeva vigore. Il Fmi consiglia di abbracciare con cautela gli sviluppi positivi. L’economia mondiale affronta altri problemi: la disillusione della globalizzazione in Europa e negli Stati Uniti, carburante del protezionismo, e incognite che influenzano l’attività economica perché riguardano il comportamento di imprese e persone: la produttività bassa nei paesi più sviluppati, l’insoddisfacente crescita degli stipendi, l’inflazione che resta sotto l’obiettivo desiderato dai Banchieri centrali, l’impatto del calo demografico e delle nuove tecnologie. Sfide difficili da gestire in un mondo multipolare, dove il coordinamento internazionale è carente. Uno dei motivi che induce a depotenziare l’ottimismo dei dati macroeconomici è il fatto che il Fmi e le altre agenzie internazionali faticano a produrre politiche capaci di rafforzare e di rendere sincronica una ripresa attesa da lungo tempo. Overdose di numeri, ma poche idee.

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