Alle radici dinastiche del patto d'acciaio tra Tata Steel e ThyssenKrupp

Maurizio Stefanini

Nasce Thyssenkrupp Tata steel. Gli eredi di sacerdoti parsi e fabbricanti di cannoni prussiani si sono agglomerate le ex-siderurgie nazionali di Germania, Regno Unito e Paesi Bassi: 21 milioni di tonnellate di output potenziale

Roma. Krupp e Tata. Per molti versi straordinariamente convergenti e per altri opposti, i destini delle due famiglie i cui nomi ora si uniscono in un Patto d’Acciaio sull’acciaio. Anton Krupp era il figlio di un mercante di bestiame e alcolici la cui firma era in un registro di mercanti del 1587, e che sposò la figlia di un armaiolo. Jamsetji Nusserwanji Tata era un sacerdote parsi: discendente di quei persiani che 1000 era fuggiti in India per non piegarsi ai conquistatori islamici e conservare la fede che agli avi aveva predicato il profeta Zarathustra.

 

Nel 1811 Friedrich Krupp, un discendente di Anton che faceva anche lui l’armaiolo, decise di passare dall’artigianato all’industria, aprendo un’acciaieria a Essen. Andò quasi in bancarotta, e suo figlio Alfred ricevette ad appena 14 anni un’eredità dissestata. Ma riuscì a risanare il business, e a lanciare un impero industriale. Ad aiutarlo la scelta indovinata di adottare il vapore, un viaggio di istruzione in Inghilterra, l’unificazione doganale tedesca dello Zollverein, le guerre con cui Bismarck unificò la Germania “col ferro e col fuoco”, secondo le sue stesse famose parole. “Lo Stato maggiore, gli insegnanti elementari e i cannoni Krupp” erano stati secondo un famoso detto i tre elementi della vittoria prussiana a Sedan nel 1870.

 

Giusto l’anno prima, il trentenne Jamsetji Nusserwanji Tata aveva deciso di abbandonare il tempio del Fuoco Sacro per comprare a Bombay un oleificio in disuso, trasformarlo in un cotonificio, e diventare il pioniere dell’industria indiana. Suo figlio Dorabij Tata, secondo dinasta dell’impero familiare tra 1904 e 1932, non solo creò la prima importante diversificazione del gruppo con l’affiancare all’originario tessile anche siderurgia e elettricità. Si mise anche a fare l’Adriano Olivetti del Subcontinente con qualche decennio di anticipo rispetto al suo omologo italiano, fondando una “città ideale” in piena jungla a 250 Km da Calcutta. Promosse inoltre importanti ricerche archeologiche, creò il Comitato Olimpico indiano e finanziò Gandhi. Il fratello Jehangir Ratanji Dadabhoy Tata, chiamato da tutti J.R.D. - Gei Ar Di - stile Dallas, alla testa del Tata Group tra 1938 e 1991 e nel 1929 primo indiano a ottenere un brevetto da pilota, creò la Air India e fece scioperare i suoi dipendenti in sostegno al Mahatma.

 

Entrambi padri della patria, Tata e Krupp hanno avuto in comune anche l’attenzione sociale per i propri dipendenti. Non a caso i Krupp vengono considerati all’origine del modello del Capitalismo Renano, anche se in cambio di garanzia del posto, assistenza sanitaria, spacci a prezzi di favore e case per i loro operai esigevano che questi non si imbarcassero con i sindacati. E li licenziavano in tronco se trasgredivano. I Tata sono però arrivati anche all’acciaio dopo aver fatto altre cose, e passando poi a altre ancora: il gruppo conta oggi su 122 società operanti in sette settori diversi, dal tè all’informatica passando per la chimica, l’edilizia o gli hotel. Quasi 700 mila dipendenti, per un patrimonio da oltre 126 miliardi di dollari. Ratan Tata, alla testa del gruppo tra 1991 e 2012 e poi di nuovo brevemente tra 2016 e 2017, è stato in particolare colui che con la fabbrica di locomotive Tata Motors ha lanciato dal 1991 il progetto per dare agli indiani un’utilitaria indigena: prima con la Tata Sierra; poi con l’Indica; dopo ancora con quella Tata Nano che nel 2008 fu lanciata come “l’auto più economica del mondo”.

 

I Krupp hanno avuto sempre un’immagine più sinistra, a partire dalla “Grossa Bertha”: mostruoso cannone da 420 millimetri che prendeva il nome dall’erede della dinastia e che tentò di vincere la Prima Guerra Mondiale martellando Parigi da una distanza di 100 km. Roy Calogeras, noto psicoanalista americano, ha utilizzato addirittura le nevrosi dei Krupp come caso-simbolo della “questione tedesca”, in un libro dove spiegava come tutti fossero affetti da un disturbo nevrotico primario, trasmesso da una generazione all’altra “in modo traumatico e narcisistico”. Alfred, il nonno di Bertha, tra l’altro truce antisemita, si inebriava dell’odore di sterco equino, al punto da far costruire regolarmente le stalle sotto le camere da letto delle sue ville. Fritz, figlio di Alfried e padre di Bertha, si suicidò dopo essere stato coinvolto in un grave scandalo pedofilo con ragazzini capresi. Bertha, al contrario, in nome della morale, la notte ispezionava la linea divisoria tra i quartieri maschili e quelli femminili della servitù, per licenziare in tronco chi era sorpreso a varcarla. Suo figlio Alfried, sempre Krupp perché il kaiser Guglielmo II in persona aveva voluto che il marito assumesse il cognome di Bertha per evitare che la gloriosa dinastia finisse, era convinto di essere la rincarnazione del bisnonno, e studiava la sua vita per poter parlare e agire esattamente come lui. Lo stesso Alfried durante la Seconda Guerra Mondiale provvide con prigionieri dei lager ridotti in condizioni di schiavitù le fabbriche che alimentavano la macchina da guerra del Terzo Reich.

 

Da quest’anno, però, alla testa della Tata Groups c’è Natarajan Chandrasekaran: un tamil appassionato di maratona che è non solo il primo presidente non appartenente alla famiglia Tata, ma anche il primo non di religione parsi. Anche alla testa della Krupp dal 1967 arrivò Berthold Beitz: “Giusto tra le nazioni” per aver salvato ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale. Dal 1999 la Krupp si è fusa con la sua ex-grande concorrente Thyssen: quinta azienda tedesca per dimensioni, in Italia proprietaria delle storiche Acciaierie di Terni. La joint venture tra Tata e TK ora mette assieme vendite pro-forma per 15 miliardi di euro e una forza lavoro di 48.000 addetti, distribuiti in 34 diverse location e con una previsione di spedizioni pari a 21 milioni di tonnellate all’anno. Riguarda le attività europee di Tata e di ThyssenKrupp, sarà ribattezzata Thyssenkrupp Tata steel, e sarà coordinata da una holding con base in Olanda. In pratica, con gli eredi di sacerdoti parsi e fabbricanti di cannoni prussiani si sono agglomerate le ex-siderurgie nazionali di Germania, Regno Unito e Paesi Bassi: 21 milioni di tonnellate di output potenziale. Con ArcelorMittal stanno le ex siderurgie nazionali francesi, lussemburghesi, spagnole e - prossimamente- italiane. Lakshmi Mittal, che nel 2005 era arrivato al terzo posto della classifica Forbes dei miliardari dopo un’infanzia talmente povera da dover dormire sul pavimento, è un agrawal: sottocasta di ex-guerrieri trasformatisi in commercianti che per questo molti indù disprezzavano, anche se loro per nobilitare la scelta crearono la leggenda secondo cui era stata la stessa dea della ricchezza Mahalaxmi a ordinargliela.

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