La politica guadagna sulla crisi bancaria
Cercare consenso con una commissione da talk-show non è un progresso
Ci sono vicende che entusiasmano le masse e animano le polemiche da bar e da talk-show, come i vitalizi e i risparmiatori truffati, perché sono legate a problemi concreti, come la crisi economica e quella bancaria, anche se li sfiorano solamente. Ma si usa la razionalità e un certo distacco dalla caciara populista, bisogna riconoscere due cose. La prima è che il taglio dei privilegi della casta non conta nulla rispetto ai problemi dell’economia. La seconda è che se non si vuole accertare la verità sui crac bancari il modo migliore è fare una commissione parlamentare d’inchiesta.
Il Partito democratico è caduto in tentazione e oggi dovrebbe presentare i suoi otto componenti. A sinistra Mdp, nel centrodestra Forza Italia, e dall’opposizione (gridata) il M5s hanno già aggiunto le loro truppe. Probabilmente seguiranno Area popolare e Gal per completare un gruppo d’assalto di quaranta parlamentari tra deputati e senatori. Al netto dell’assembramento la commissione sulle banche, che si vorrebbe concentrare sulla Banca d’Italia, segna il passo. Visti i precedenti è meglio così. L’inizio dei lavori è in ritardo: l’organismo è in vigore dal 28 luglio ma ha tempi stretti per operare visto che la legislatura si chiude a fine febbraio e la lista di elementi che dovrebbe valutare è lunga.
Senza contare che avere poteri paragonabili all’autorità giudiziaria rivela intenzioni forcaiole che sono superflue per accertare le dinamiche della crisi bancaria. La Vigilanza avrà pure avuto un basso profilo, come alcuni intermediari. Ma l’autorità giudiziaria si sta già occupando dei trascorsi delle banche più critiche (Vicenza, Veneto Banca, CariChieti, Etruria, Popolare di Bari ecc.). Fare del Parlamento un talk-show sul credito, come si fa sui vitalizi, aiuterebbe solo i politici, non i cittadini.
Divergenze Parallele