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Perché l'educazione finanziaria è la madre di tutte le riforme strutturali

Luciano Capone

La scarsa conoscenza dei concetti finanziari non è solo un problema per il risparmio ma anche una minaccia per la qualità della democrazia

Roma. Probabilmente deve essersi chiesta il perché di tanto odio per una riforma forse non perfetta ma sicuramente necessaria a tenere in piedi il paese, come sia stato possibile assistere a ex ministri della Giustizia che si facevano fotografare accompagnati da magliette con scritto “Fornero al cimitero”, come si sia potuto arrivare alle manifestazioni squadriste sotto casa convocate da leader politici nazionali, agli epiteti irripetibili e alle minacce di morte. Eppure la sua riforma delle pensioni, che prevedeva risparmi per circa 80 miliardi di euro, è stata approvata con una maggioranza larghissima e trasversale, spesso composta dagli stessi partiti che poi l’hanno ferocemente criticata.

 

Ora che è tornata al suo lavoro di economista dell’Università di Torino, Elsa Fornero forse una risposta parziale l’ha trovata nell’educazione economico-finanziaria degli italiani. In uno studio realizzato con Anna Lo Prete, sempre dell’Università di Torino, e pubblicato dal Center for Research on Pensions and Welfare Policies l’ex ministro del Lavoro mostra che la conoscenza di elementi base dell’economia rende più accettabili le riforme strutturali.

 

“Sappiamo cosa fare, ma non sappiamo come essere rieletti dopo averlo fatto”, disse prima dello scoppio della crisi dei debiti sovrani l’allora primo ministro del Lussemburgo Jean-Claude Juncker. L’idea di fondo espressa dal presidente della Commissione europea è che è difficile per i governi far passare riforme strutturali che in genere richiedono costi immediati in cambio di benefici di lungo termine, il costo elettorale è troppo alto e i politici si trovano di fronte all’alternativa di rinunciare a scelte lungimiranti oppure andare a casa. Ma forse Juncker si sbagliava, non è necessariamente così: “Dove l’educazione finanziaria è più alta – scrivono Fornero e Lo Prete – le riforme economiche che impongono sacrifici attuali in cambio di benefici futuri sono meglio comprese dai cittadini, che sono così meno disposti a punire i governi e i partiti politici che le hanno introdotte”. Le due economiste hanno raccolto i dati di 118 elezioni parlamentari, dal 1990 al 2010, di 21 paesi dell’area Ocse per vedere l’effetto politico-elettorale delle riforme delle pensioni, visto che nel periodo considerato tutti i paesi hanno dovuto mettere mano in maniera strutturale alla spesa previdenziale per riequilibrare gli eccessi del passato e far fronte all’invecchiamento della popolazione. I politici che hanno fatto le riforme strutturali sono stati rieletti? Dai vari risultati elettorali non c’è una correlazione tra le due variabili, tra riforme e rielezione. Ma le cose cambiano se si considera l’educazione finanziaria della popolazione, la conoscenza dei princìpi fondamentali dell’economia: “Il costo elettorale di una riforma del sistema pensionistico appare significativamente più basso nei paesi in cui il livello di conoscenze economiche e finanziarie tra la popolazione è più elevato”.

 

Dai risultati robusti dello studio, perché controllati per altre variabili demografiche o macroeconomiche come la crescita economica, le politiche fiscali e l’inflazione nel periodo preelettorale, emerge che la scarsa conoscenza dei concetti finanziari non è solo un problema per il risparmio – come hanno dimostrato alcune recenti vicende bancarie – ma anche una minaccia per la qualità della democrazia. Se i politici hanno scaricato la responsabilità delle riforme sui tecnici o sull’Europa (“Ce lo chiede Bruxelles!”) è perché fare ciò che è giusto è politicamente costoso. Se i populisti hanno trovato terreno fertile (“Reddito di cittadinanza!”, “Usciamo dall’euro!”) è perché proporre ciò che è illusorio è politicamente conveniente. Ed entrambe le cose dipendono in gran parte dalla scarsa conoscenza delle principali nozioni e degli elementari maccanismi dell’economia.

 

La lezione per l’Italia è che una delle riforme strutturali da attuare è la promozione dell’educazione finanziaria nelle scuole, ma anche tra gli adulti.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali