Carlo Calenda (foto LaPresse)

La reazione muscolare di Calenda

Carlo Calenda*

Il ministro dello Sviluppo Economico alla Camera per l'informativa urgente su Fincantieri: “Applicheremo con intransigenza le norme in vigore sulla golden share e proporremo una norma anti-scorrerie per le aziende quotate”

Pubblichiamo il testo dell'intervento del ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, durante l'informativa sulla vicenda Fincantieri che si è svolta alla Camera mercoledì 2 agosto.  

 


 

Onorevole Presidente, Onorevoli Deputati,

in merito alla questione STX France Fincantieri, permettetemi in primo luogo di ripercorrere brevemente in questa sede gli eventi che hanno portato all’attuale situazione.
STX France, dopo varie vicende, si è venuta a trovare sotto il controllo della coreana STX Offshore & Shipbuilding che deteneva il 66,66% delle azioni dei cantieri di Saint Nazaire, in partecipazione con lo Stato francese che aveva il 33,33% dell’impresa.

I cantieri francesi, a causa delle difficoltà economiche e finanziarie della controllante, sono statti messi in vendita: il 19 ottobre 2016 il Tribunale di Seul ha avviato la procedura pubblica di vendita delle quote di STX France in capo al gruppo coreano STX in amministrazione controllata. Fincantieri, in accordo con il Governo francese, il 27 dicembre 2016 ha presentato la sua offerta vincolante sulla base di un prezzo di 80 milioni di euro. Il 3 gennaio 2017 Fincantieri è stata selezionata come Preferred Bidder dal Tribunale di Seul, essendo stata peraltro l’unica ad aver presentato un’offerta.

 

Dopo mesi di trattative, il 12 aprile scorso Fincantieri ha firmato con il Governo francese un accordo che definiva la struttura della compagine azionaria, gli elementi fondamentali della governance e le linee guida del Piano industriale. Il Governo francese tuttavia manteneva il diritto di prelazione sull’acquisizione esercitabile entro il 29 luglio.

In dettaglio l’accordo prevedeva:

1. una compagina azionaria ripartita tra Fincantieri con il 48,66% delle azioni, un’istituzione finanziaria italiana identificata nella Fondazione CR Trieste con il 6%, il Governo francese con il 33,34% e DCNS, oggi Naval Group, con il 12%;

2. un Consiglio di Amministrazione composto da 9 membri, di cui l’Amministratore delegato, il Presidente del CdA e 2 membri selezionati tra i candidati proposti da Fincantieri, 2 membri tra i candidati proposti dal Governo francese, 1 membro tra i candidati proposti da Fondazione CR Trieste, 1 membro tra i candidati proposti da DCNS e 1 membro tra i candidati selezionati dai lavoratori di Saint Nazaire;

3. Il Presidente del Consiglio di Amministrazione, nominato dal CdA in base ai profili presentati da Fincantieri, ha diritto di voto decisivo;

4. e, oltre agli impegni nell’attuazione del piano industriale, un impegno formale a tutelare la proprietà intellettuale e le competenze tecnologiche di Saint Nazaire impedendone la diffusione all’esterno degli stabilimenti europei di Fincantieri e fornendole a condizione di mercato ai cantieri europei del gruppo.

 

Dopo una settimana dalla sottoscrizione di tale accordo, il management di Fincantieri ha visitato i cantieri di Saint Nazaire avviando ufficialmente le procedure di consultazione del Comitato aziendale di STX France sull’operazione e, dopo un mese esatto, il 19 maggio scorso, Fincantieri ha firmato il contratto di acquisto del 66,66% di STX France col venditore versando la seconda e ultima tranche del deposito cauzionale.

 

Il 31 maggio il Presidente Macron, recandosi in visita presso i cantieri navali STX, ha manifestato la volontà di rivedere gli accordi sottoscritti tra il gruppo italiano e il Governo Hollande, dando di fatto mandato al Ministro dell’economia di avviare con gli interlocutori italiani un ulteriore confronto che ha avuto luogo lo scorso 5 giugno a Roma, quando con il Ministro Padoan abbiamo incontrato Le Maire.

 

In quella sede abbiamo chiarito alle nostre controparti francesi che ritenevamo la sostanza dell’accordo preso con il precedente Governo non modificabile. La vicenda ha preso una brusca accelerazione lo scorso 27 luglio, data in cui il Governo francese ha annunciato di voler esercitare il diritto di prelazione su STX France.

La posizione del Governo italiano è stata sempre ferma e chiara: l’Italia e Fincantieri hanno dato tutte le garanzie quanto al mantenimento dell'occupazione e alla protezione delle tecnologie attraverso una governance equilibrata e in una prospettiva autenticamente europea, pertanto ritenevamo e riteniamo di avere piena legittimazione a veder rispettato il contenuto dell’accordo preso.

 

In data 27 luglio, insieme al Ministro Padoan, abbiamo dichiarato che: a fronte degli impegni già assunti da Fincantieri non sussiste alcun motivo perché il gruppo italiano, leader del settore, non possa detenere la maggioranza di STX, società fino ad oggi sotto il controllo di un gruppo coreano per i due terzi del capitale sociale. E che nazionalismo e protezionismo non sono basi accettabili su cui regolare i rapporti tra due grandi paesi europei.

Nei giorni successivi abbiamo pubblicamente dichiarato che non ci saremo mossi di un millimetro dalla nostra posizione sul controllo dei cantieri. Così è stato.

 

Nell’incontro di ieri con il ministro Le Maire siamo partiti da questo punto fermo per discutere della proposta francese di allargare il perimetro del negoziato ad una partnership tra Fincantieri e Naval Group. Non vi è dubbio che la costruzione di un grande attore mondiale della cantieristica civile e militare sia un progetto meritevole di essere studiato con cura e attenzione, ma ciò non fa venire meno la necessità di rispettare i patti presi su STX France. Al contrario un progetto di grandi dimensioni, come quello prospettato da Le Maire, necessità, per essere perseguito, di fiducia reciproca. E non può esservi fiducia senza rispetto degli impegni presi. Abbiamo dunque convenuto che la questione della composizione del capitale di STX France sarà affrontata nel corso del vertice bilaterale Franco-Italiano del prossimo 27 settembre. Nella dichiarazione finale che ha seguito l’incontro è chiaramente indicato che la quota di Fincantieri in STX France, dovrà rispettare il suo ruolo industriale di leadership. Ciò per noi vuol dire la maggioranza e nulla di meno.

 

Da qui al vertice del 27 settembre il Governo francese si è impegnato a non aprire il capitale di STX France ad altri soggetti e a considerare Fincantieri l’opzione preferita per il futuro della società. Questo è senz’altro un impegno positivo. Il Governo manterrà, durante questo periodo di ulteriore negoziato, la linea di fermezza che ha sin qui seguito, tenendo però sempre aperto un canale di dialogo costruttivo con il Governo francese. Riteniamo che esistano tutte le condizioni per trovare un accordo su STX e andare avanti sul progetto di partnership tra Fincantieri e Naval Group.

Ma una cosa è difendere con fermezza l’interesse e la dignità nazionale, altra è minacciare chiusure o nazionalizzazioni e ritorsioni basate sulla nazionalità dell’investitore. Tutte cose che oltre ad essere inattuabili sotto un profilo legale darebbero un segnale di debolezza del paese e causerebbero gravi danni all’economia italiana. Ed anche ragionamenti utili e legittimi sugli assetti proprietari delle reti non possono essere presentati e perseguiti come ritorsioni verso investitori stranieri, ma devono essere valutati puramente sotto il profilo dell’interesse generale.

Come dimostrano i dati su export e investimenti diretti esteri, l’Italia prospera in una dimensione internazionale di scambi e mercati aperti.

Ricordo che nel 2016 abbiamo raggiunto il record di 417 miliardi di export, mentre nei primi cinque mesi del 2017 la crescita è stata dell’8%, risultato migliore rispetto alla crescita dell’export tedesco +7,2% e doppio rispetto a quello francese. L’anno scorso gli investimenti diretti esteri nel nostro Paese sono cresciuti del 50%. Le aziende a controllo straniero in Italia danno lavoro a più di 1 milione e 200mila persone e producono un fatturato superiore a 500 miliardi di euro.
Ho sentito affermare poi che l’Italia dovrebbe proteggere i propri interessi attivando ritorsioni commerciali e introducendo dazi contro la Francia.

Ancora, al di là della non praticabilità legale di una simile soluzione, ricordo che l’Italia ha un saldo commerciale positivo di 11,4 miliardi verso la Francia, che ha attratto un flusso di investimenti francesi pari a 6,1 miliardi e che in Italia le imprese di proprietà francese hanno generato un fatturato di 96 miliardi di euro e danno lavoro a 250mila persone.

 

Le 8 principali aziende italiane a controllo francese nel settore della moda hanno registrato negli ultimi 5 anni una crescita media dell’occupazione di circa il 20% con picchi del 44%.

Difendere gli interessi italiani, concretamente, significa allora difendere questi numeri e farli crescere ancora. Non è questione di sovranità, ma di competitività. A chi investe in Italia il Governo non chiede il passaporto, ma il piano industriale. Ed è quello che abbiamo chiesto e che continueremo a pretendere che faccia la Francia: valutare Fincantieri per gli impegni che assume su Saint-Nazaire.

 

Onorevole Presidente, onorevoli deputati,
non vi è dubbio che affrontiamo un mondo in cui nazionalismo e protezionismo tornano prepotentemente alla ribalta. Il nostro paese deve rafforzare i meccanismi di difesa dai comportamenti scorretti e da quelli predatori. Per questa ragione il Governo italiano, per molto tempo da solo in Europa, ha contrastato con successo ogni progetto di indebolimento degli strumenti di difesa commerciale.

Per questa ragione abbiamo inviato all’UE una bozza di norma contro le acquisizioni predatorie di aziende ad alto contenuto tecnologico, da parte di imprese provenienti da paesi che non sono economie di mercato. Per questo infine applicheremo con intransigenza le norme in vigore sulla golden share e proporremo una norma anti-scorrerie per le aziende quotate. Un paese serio agisce attraverso le regole, che se la situazione lo richiede possono essere rafforzate, ma non discriminando sulla base della nazionalità. Un paese serio e forte non si chiude per giocare solo in difesa, tanto più quando ha la consapevolezza e l’orgoglio di essere il quinto paese al mondo per surplus commerciale dei beni manifatturieri e comprende che il proprio futuro è indissolubilmente legato alla propria capacità di competere sui mercati internazionali e di attrarre capitale di crescita.

 

*ministro dello Sviluppo Economico

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