Foto Bruno Levesque

Tra Brexit e tasse sulla Co2, l'auto in Europa è spinta dall'Italia e Fca

Maria Carla Sicilia

Il mercato europeo è cresciuto di poco, quanto basta per dire che la crisi è ormai alle spalle. Ma tra i numeri tiepidi del primo semestre ci sono alcune eccezioni 

Come ogni mese l'associazione europea dei costruttori di auto, Acea, ha diffuso i dati sull'andamento del mercato automobilistico. La notizia, neppure così scontata, è che l'industria dell'automotive sembra essere stabilmente uscita dalla crisi, tornando a vendere, nel mese di giugno appena concluso, gli stessi volumi del 2007. Tuttavia, la crescita percentuale è piuttosto modesta: +2,1 per cento a giugno e +4,7 per cento nel semestre e a guardare bene i numeri ci sono diverse dinamiche nuove rispetto a dieci anni fa. A partire dal fatto che tra le principali economie europee è l'Italia a registrare la crescita maggiore di immatricolazioni, il 12,9 per cento nel mese scorso e l'8,9 per cento sul semestre, mentre gli altri grandi mercati tradizionalmente forti rallentano. E' il caso della Germania, che chiude in negativo le immatricolazioni di giugno (-3,5 per cento) ma si salva sul semestre (+3,1 per cento), e della Gran Bretagna, il secondo mercato per importanza, ormai al terzo mese consecutivo di contrazione. Pesa la Brexit, dice Bloomberg, e la nuova tassa progressiva in base alle emissioni di Co2 introdotta nell'isola da aprile. E' da allora, mostrano indiscutibilmente i numeri, che nel paese le vendite continuano a calare e a risentirne sono i dati dell'intero semestre, fermo a -1,3 per cento, oltre che dell'intera area europea. 

  

D'altra parte, tra politiche eterogenee dei singoli paesi sulle auto diesel e benzina (vedi appunto Regno Unito, o Francia) e le nuove forme di mobilità, come il car sharing, l'industria automobilistica è uno dei settori più colpiti da cambiamenti che ne rendono incerti gli sviluppi. I millennial vorranno ancora possedere un'auto, comprandone una di proprietà allo scoccare del diciottesimo anno d'età, come succedeva fino a un decennio fa, o si accontenteranno delle possibilità offerte dalla sharing economy? Nei paesi più ricchi il dubbio si insinua nelle immatricolazioni modeste, ma c'è una parte di Europa dove la questione non si pone. In Bulgaria, Croazia, Romania e Lituania i mercati non sono ancora saturi, la crescita è a doppia cifra (poco sopra o sotto il 20 per cento) e l'appeal dell'automobile resta intatta. 

   

Sono soprattutto le city car e i brand più economici delle case automobilistiche a sostenere le vendite. Ne è un esempio il caso della Volkswagen, che aumenta le consegne dei suoi veicoli del 3,2 per cento nel semestre soprattuto grazie al contributo di Seat, mentre il marchio principale e Audi continuano a scontare le conseguenze del dieselgate. Tra gli altri spicca Fca, che cresce più di tutti i gruppi concorrenti, chiudendo il semestre con +10,2 per cento. I paesi europei apprezzano soprattutto le Fiat e le Alfa Romeo, ma i modelli più venduti sono le Fiat 500 e Panda. In Italia, guardando i dati del primo semestre, la Panda è stata (ancora una volta) l'auto più venduta nel paese, con più di 87mila immatricolazioni. Una scelta, questa della storica Fiat degli anni 80, consolidata in Italia e in crescita negli altri paesi, che si contende la scena con ciò che oggi sul mercato rappresenta l'offerta più accessibile guardando al futuro, l'ibrido Toyota. La crescita della casa asiatica, pari al 15,5 per cento, è l'altro trend che emerge in questo primo semestre del mercato europeo. Dopo mesi passati a mettere da parte numeri positivi, la Toyota diventa la nona casa per volumi di vendite in Europa, raggiungendo una quota di mercato pari al 4,6 per cento, due volte e mezzo i numeri di Volvo (che ha annunciato di recente la sua "svolta elettrica"). Delle nuove immatricolate, una Toyota su due è ibrida. A queste si affiancano le Lexus, cioè il marchio premium della Toyota, che vende solo auto ibride. Alimentazioni a parte, la tendenza complessiva vede il parco circolante sulle strade europee sempre meno prodotto in Europa, vista la crescita di tutti i gruppi asiatici: più di 1,3 milioni di auto immatricolate nei primi sei mesi dell'anno sono coreane e giapponesi. Un numero inferiore a quelle del solo gruppo Volkswagen, l'unico ad aver venduto nello stesso periodo più di un milione di auto, ma in costante aumento.

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