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Noi fumatori abbiamo la vita corta? Allora abbassateci l'età pensionabile

Ugo Cornia

Folle proposta “anti-discriminazioni” valida anche per gli alcolizzati

Trovo qualche arrotondamento eccessivo nell’idea del governo esposta recentemente da qualche telegiornale di alzare per tutti l’età pensionabile a 67 anni. Credo che nel mio caso, e nel caso di almeno un’altra decina di milioni di italiani, ci sia qualche problema. Visto che la scienza non dovrebbe essere una puttanata, diciamo che i dati che essa ci offre per ragionare dovrebbero avere almeno un minimo carattere di oggettività e non dovrebbero essere stiracchiati di qua e di là a seconda dei modi in cui li si usa. Dunque arrivo a esporre il problema in modo abbastanza rigoroso. L’attesa di vita media in Italia si sta alzando, come dicono le statistiche, e quindi tutti noi dobbiamo andare in pensione un po’ più tardi per compensare il fatto che, attendendoci di morire un po’ più tardi, ci attendiamo anche di tirare alcuni mensili di pensione in più. Tutto questo mi sembra corretto, e quindi vorrei partire da qui.

 

Vengo ora a esporre il problema che riguarda me e più o meno un’altra decina di milioni di italiani. Io fumo (non spinelli ma sigarette, da una decina di anni me le faccio io a mano con ottimo tabacco Samson): questa mia abitudine (o vizio), se la scienza non mente (e se no non capisco perché mi debba scassare le palle ormai quasi quotidianamente) mi obbliga ad avere una attesa di morte mediamente anticipata di cinque ai sette anni rispetto ai sani. Spiego meglio in un linguaggio più terra terra. Se il mio io che fuma vivrà fino a 58 anni, un mio ipotetico me che non avesse fumato, avrebbe vissuto 63-65 anni; se il mio io che fuma vivrà 78 anni, il mio ipotetico me che non avesse fumato sarebbe vissuto fino 83-85 anni.

 

Ora, mi sembra chiaro che se un cittadino sano, stante la sua età attuale, il suo lavoro e eccetera eccetera, prendendo atto che la sua attesa di vita media si è indubbiamente accresciuta, è giusto che paghi e attenda per andare in pensione fino ai sessantasette anni, se la matematica e la scienza non sono, come dicevamo sopra, proprio delle puttanate, io e quella decina di milioni di italiani che fumiamo e quindi abbiamo una attesa di morte anticipata di 5-7 anni, mi sembra ovvio che dobbiamo andare in pensione a 60-62. In caso differente tutti i fumatori, tra i quali io, e mi permetto di aggiungere anche gli alcolizzati, saremmo fortemente discriminati, andando a pagare contributi calcolati su una vita media sana di ottant’anni anche noi che, se le statistiche non mentono, abbiamo una vita media di settantatré-settantacinque anni.

 

È vero che a questo punto lo stato e l’Inps possono dirti: Va be’, ma io ho conosciuto dei fumatori che hanno vissuto novantadue anni. Io dico: sono d’accordo, può essere accaduto, ma io ho anche conosciuto delle persone sane che sono morte mettiamo a sessantatré anni e quindi non hanno goduto niente dei contributi che hanno versato. In un certo senso ci vuole sempre un po’ di culo nella vita, bisogna aver fortuna. Ragioniamo sulle medie proprio per compensare le variazioni individuali. Ma noi ragioniamo su dati statistici perché crediamo nella legge dei grandi numeri. Quindi, se dobbiamo essere scientifici e credere nei grandi numeri, nel caso di fumatori e alcolizzati bisogna rifare tutto, e per quelli che fumano o bevono (o fumano e bevono, ancor meglio) si mette l’età pensionabile a sessantatré anni. Poi, se l’alcolizzato, o il fumatore, muore a novantadue anni, ha avuto culo l’alcolizzato o il fumatore e l’Inps ha perso. Diciamo che ha sbagliato la puntata. Se invece il fumatore muore a quarantanove anni è il fumatore che perde e ha avuto culo l’Inps che si incamera tanti bei contributi per sé. Così la faccenda si riequilibra e si ridà il brivido dell’azzardo individuale. C’è un Boeri (o un governo), che all’interno di regole certe ma più adeguate ai supposti dati demografici sulla mortalità, scommette contro un fumatore e, se il fumatore muore a cinquant’anni, vince. Dall’altra parte c’è il fumatore che scommette contro la sorte e Boeri (o il governo), e se vive novantadue anni vince. Invece, con le regole attuali, il fumatore o l’alcolizzato, pur avendo questa supposta attesa di morte precoce, si trovano a essere equiparati contributivamente ai sani, che hanno questa attesa di vita media maggiore. E non è giusto. Non c’è scommessa e c’è invece una richiesta di supercontribuzione.