Gustavo Zagrebelsky

La foglia di Pimco

Redazione

Il fondo mondiale vende i Btp, e per Zagrebelsky è sempre colpa di Renzi

Pimco, il maggiore fondo mondiale a investire nel reddito fisso, vende tutti i Btp? Colpa di Matteo Renzi e della fretta di elezioni anticipate? Il giallo aleggia nell’“establishment democraticamente consapevole”, quello che da una parte si scandalizza per il ritorno al proporzionale dopo aver demolito, ieri, la governabilità della riforma costituzionale; e dall’altra si interroga pensoso, oggi, sui rischi di non votare a scadenza naturale. Esemplare è su Repubblica Gustavo Zagrebelsky, già a capo del comitato per il No contro l’“uomo solo al comando”: ora è preoccupato “per la tenuta dei conti pubblici, per le possibili violazioni dei parametri europei di stabilità finanziaria, per i rischi di speculazione internazionale”.

 

Zagrebelsky che difende il “bene comune della continuità di governo” è lo stesso che definiva “incostituzionale, di nominati e non espressione della sovranità popolare il Parlamento in carica”, e pertanto “illegittimi” gli esecutivi da esso votati. Ma torniamo a Pimco e al giallo che non c’è, e se c’è ha una soluzione già dichiarata, che non sono Renzi e le sue alleanze post voto, ma l’Italexit di Beppe Grillo e Matteo Salvini, compagni di lotta di Zagrebelsky nel referendum. Il fondo californiano che negli anni bui del pil in profondo rosso ha comprato Btp confidando sui prezzi stracciati di allora, sul risanamento con le ruspe di Mario Monti, sullo scudo di Mario Draghi, e da ultimo sulle riforme renziane, guadagnandoci un bel po’, oggi scrive che “un rendimento al 2 per cento per finanziare l’Italia non è più attraente” soprattutto per gli elevati rischi politici, a partire dal referendum sull’euro proposto dal Movimento 5 stelle: “Le probabilità che le cose vadano male sono troppo elevate”. Non un abbandono, come riportato inizialmente da Bloomberg, ma una scelta neutrale in attesa di vedere chi vince. Più chiaro di così: non si comprano titoli che rendono quanto i T-bond americani, se uno dei partiti favoriti, e non solo quello, pensa di restituirteli in lire. Non c’è altro motivo. Il pil italiano aumenta (di poco) e accelererà, come ha anticipato ieri l’Istat; il deficit è ai minimi; il debito può scendere. Mentre il deflusso di capitali finanziari e di investimenti diretti è in corso da mesi ed è aumentato dopo il referendum costituzionale. Questa è l’instabilità e l’incertezza che spaventa; con buona pace di chi predica la democrazia referendaria, sovranista e via internet.

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