Foto tratta dal sito internet di Flixbus

Norma anti Flixbus: nel Pd vince la linea Boccia e perde la concorrenza

Luciano Capone

Lo scontro nel Pd sembra una prosecuzione del congresso con altri mezzi, in cui Boccia è riuscito a imporsi sul resto del partito

Roma. La sintesi migliore della vicenda che si sta consumando attorno a Flixbus, la compagnia di autobus low cost, è del ministro dello Sviluppo Carlo Calenda: “Il Mise ha dato parere contrario sull’emendamento. La commissione ha deciso diversamente. Decisamente non è un buon periodo per la concorrenza in Italia”. La commissione è quella Bilancio della Camera, presieduta dal dem Francesco Boccia, e l’emendamento è quello che condanna alla chiusura Flixbus e ogni altro simile modello d’impresa che, secondo le parole dell’Antitrust, “grazie a un’offerta di prezzi assai competitiva, ha indotto una vivace concorrenza anche di tipo intermodale”.

 

L’emendamento alla manovrina è al centro di un giallo e di uno scontro politico all’interno del governo e del Partito democratico. Si tratta di un secondo blitz, dopo quello di inizio anno con un emendamento di parlamentari pugliesi del centrodestra (CoR) al Milleproroghe, approvato ma poi disinnescato dal governo con il decreto Enti locali. Dopo pochi mesi, la norma anti Flixbus è stata inserita nella manovrina da parlamentari sempre pugliesi, ma del Pd. L’emendamento inizialmente proposto da Liliana Ventricelli riguardava tutt’altro, ma dopo una confusa e agitata riunione di maggioranza, è stato riformulato su pressione di Boccia. Il contenuto era talmente diverso che la stessa Ventricelli, assente al momento della riformulazione, l’indomani non ne ha riconosciuto la paternità. In effetti il testo è identico al vecchio emendamento anti Flixbus approvato e poi abrogato. Ciò che accomuna gli emendamenti, oltre al testo, è la provenienza (geografica e non politica) dei proponenti: sono tutti pugliesi. Come Giuseppe Vinella, uno dei principali sostenitori dell’emendamento anti Flixubs, presidente dell’Anav (Associazione nazionale autotrasporto viaggiatori) e proprietario della Marozzi, un’azienda concorrente e in causa con Flixbus. E proprio ieri il Tar ha rigettato il ricorso della Marozzi contro Flixbus, dichiarando pienamente legittime le autorizzazioni rilasciate dal Ministero dei trasporti (Mit) alla multinazionale dei bus low cost. Questo sembrava essere un punto al centro delle contestazioni di Boccia, che ha dichiarato proprio al Foglio che il Mit avrebbe rilasciato troppe autorizzazioni e in maniera leggera. Non sembra reggere neppure la spiegazione di Boccia secondo cui l’emendamento punterebbe a una “nuova regolamentazione del settore”: come conferma il Mit al Foglio, non si tratta di una norma che rimanda a un decreto di riordino (come è avvenuto nel caso dei taxi), bensì di una nuova regolamentazione che restringe il mercato e mette fuori gioco Flixbus.


Francesco Boccia (foto LaPresse)


Lo scontro nel Pd sembra una prosecuzione del congresso con altri mezzi, in cui Boccia – corrente Emiliano – è riuscito a imporsi sul resto del partito. E anche sul governo, visto che la linea Boccia è passata in extremis con il parere favorevole dell’esecutivo – non si sa quanto consapevole delle conseguenze e in contraddizione con la posizione dei mesi scorsi – nonostante la presa di posizione nettamente contraria dei due ministeri competenti, il Mit e il Mise. Un grande pasticcio.

 

In questa battaglia Flixbus, che ha avuto ragione dal Tar ed è stata difesa dall’Antitrust (“è una norma che impedisce in maniera esplicita a un operatore particolarmente dinamico e competitivo lo svolgimento della propria attività”), rischia la chiusura. Interpellato dal Foglio Andrea Incondi, il manager di Flixbus in Italia, ha rivolto un appello al segretario del Pd Matteo Renzi: “Flixbus è un’azienda composta da giovani, internazionale e digitale, che offre la possibilità di viaggiare in Italia e in Europa. Il Pd vuole farla chiudere? Qual è la posizione di Matteo Renzi?”.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali