Rohani con Mattarella in una visita dello scorso anno a Roma (foto LaPresse)

L'effetto Rohani: a Roma apre il primo ufficio di una banca iraniana in Europa

Gabriele Moccia

Saman Bank ottiene l'ok delle autorità italiane ed europee. E' il risultato della rielezione del presidente riformista a Teheran. Ma nasconde anche alcune criticità

Ha aperto a Roma il primo ufficio di rappresentanza di una banca iraniana in Europa dopo la fine delle sanzioni a seguito dell'accordo sul nucleare. L'ufficio della Saman Bank ha ottenuto l'autorizzazione delle Banche centrali iraniana e italiana e – come ha riferito il capo delle relazioni esterne dell'istituto di credito iraniano, Mansour Momeni – si prefigge di "fornire servizi di consultazione sugli investimenti, su problemi bancari e legali e di preparare il terreno agli imprenditori europei, in particolare agli italiani, per investimenti in Iran".

 

Si tratta di una delle prime mosse legate alla riconferma del presidente riformista Hassan Rohani, che ha messo al centro del prossimo mandato l'agenda economico-finanziaria piuttosto che quella legata all'estrazione degli idrocarburi. Le richieste sono arrivate direttamente dalla principale piazza finanziaria del regime degli ayatollah, la  Borsa di Teheran che, con le sue sole 315 imprese quotate, ha bisogno di maggiore capitalizzazione. Ancora di recente la Repubblica islamica ha incassato l'ok per il rilancio degli investimenti da parte di tre delle principali banche giapponesi – Bank of Tokyo-Mitsubishi UFJ, Sumitomo Mitsui Banking Corporation e Mizuho Bank – ma è chiaro che Rohani punta a una maggiore integrazione finanziaria con l'Europa. Come dice alle agenzie il sottosegretario agli Affari esteri, Benedetto della Vedova: "I risultati delle riforme e delle aperture non sono immediati ma durante l'ultimo anno con Rohani l'economia iraniana ha cominciato a crescere. Il tempo dopo la fine delle sanzioni è stato breve, ma qualche risultato positivo c'è stato, anche se il processo di apertura è appena avviato, come ben sa l'Italia che è stata tra i primissimi a cogliere tutte le novità".

 

Tuttavia, le criticità legate all'apertura di un collegamento finanziario tra Roma e il regime degli ayatollah non sono poche. Le prime riguardano le costanti attenzioni che la task force internazionale dell'Ocse per l'intelligence finanziaria – la Fatf – continua a dedicare alla Repubblica islamica e ai suoi apparati militari economici, come i Pasdaran e le sue holding. La Fatf, in virtù dei progressi fatti dal riformista Rohani, potrebbe a giugno concedere una sospensione delle proprie misure di controllo, ma secondo alcuni analisti la decisione non è affatto scontata. Tra l'altro, sotto la lente dell'antiriciclaggio sono finiti in passato anche gruppi bancari italiani come Intesa SanPaolo e quindi l'apertura della sede romana della Saman Bank ripropone il tema del controllo dei flussi finanziari dell'Iran verso l'Europa e l'Italia. L'espansione bancaria iraniana in Europa è cruciale per rafforzare il sistema dei pagamenti interbancario (l'Iran guarda con molto interesse al sistema interbancario comunitario Target 2) e per far reinserire l'economia della Repubblica nei principali circuiti internazionali come lo Swift, fattore che ha da sempre azzoppato il suo sistema finanziario. Per questo, anche un altro importante gruppo bancario iraniano, Bank Melli, ha da poco comunicato il rafforzamento delle proprie filiali europee per scopi commerciali.

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