L'Auto mondiale perde sprint

Redazione

Dopo anni col turbo (e credito facile) cedono vendite e forniture

Fiat-Chrysler è nella tenaglia della Commissione europea, che ha aperto contro l’Italia una procedura d’infrazione per insufficienti controlli sulle emissioni della 500 X, e del dipartimento di Giustizia americano, pronto a contestare l’installazione di un software illegale per aggirare i controlli sull’inquinamento di Jeep e Ram. Entrambe le accuse non sono nuove e il gruppo di Sergio Marchionne fa il possibile per allontanare lo spettro del cosiddetto “dieselgate” che costò alla Volkswagen una multa di 14 miliardi di dollari, poi ridotta a quattro. Ma il titolo ha perso in due giorni il 10 per cento, contribuendo a tirare al ribasso piazza Affari.

    

Rispetto a due anni fa, quando la bufera coinvolse la casa tedesca e i suoi vertici (bufera superata con il bilancio record presentato a marzo), lo scenario del mercato dell’Auto si sta deteriorando. Dopo quasi sei anni di crescita ininterrotta le vendite frenano da quattro mesi negli Stati Uniti, e ora anche in Europa. In America ad aprile la General Motors ha registrato ribassi oltre il previsto del 5,8 per cento, la Ford del 7,2, Fca del 7, Toyota del 4,2. In Europa il calo complessivo è stato del 6,8 per cento, dopo un aumento dell’8,4 nel primo trimestre. Molti indicatori segnalano che non si tratta di un ripiegamento fisiologico, ma delle avvisaglie di problemi strutturali più ampi. Per esempio in America la percentuale di chi non ha pagato per due mesi di fila la rata dell’auto è aumentata del 13 per cento nel 2016, minacciando un mercato dei prestiti facili che vale 1.100 miliardi di dollari e generando timori di una nuova bolla tipo quella del 2007 dei mutui subprime delle case. Bloomberg riporta che, secondo il team della banca svizzera Ubs guidato dall’analista Matthew Mish, negli Stati Uniti potrebbe essere stato fatto eccessivo affidamento sui punteggi per valutare il merito di credito dei debitori da parte dei finanziatori, quindi i cattivi pagatori potrebbero essere più del previsto. Sul fronte dei fornitori, un report di Ubs su Michelin, il secondo produttore mondiale di pneumatici, dice che in aprile è calata sia la richiesta di rimpiazzi del 4-5 per cento sulle auto circolanti in America ed Europa sia la domanda per i veicoli nuovi, in declino su tutti i mercati. Si cerca di capire se si sta profilando uno scenario simile un po’ a un nuovo 2008 (stile crisi subprime) e un po’ a un nuovo 2009 (in cui le vendite di automobili si sono contratte). I paralleli tra auto e banche sono suggestivi, ma in ogni caso il peso dei regolatori è crescente. E per quanto riguarda l’Italia non dimentichiamo il contributo di Fca e dell’indotto Auto alla modesta ripresa del pil, e ancora più all’export del Mezzogiorno.

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