Una nave da crociera nel porto di Sebastopoli

E' polemica sugli sgravi fiscali per gli armatori

Redazione

Il botta e risposta tra Vincenzo Onorato, alla guida di Moby e Tirrenia, e Manuel Grimaldi, presidente di Confitarma. In ballo ci sarebbe un miliardo di euro l'anno di mancato gettito fiscale 

E' polemica sugli sgravi fiscali che le navi italiane ricevono per impiegare personale di bordo. A confrontarsi sul tema sono il presidente della Confitarma Manuel Grimaldi e l'armatore Vincenzo Onorato, amministratore di Moby e Tirrenia, che ha di recente pubblicato una lettera a pagamento su alcuni giornali nazionali. Al centro della questione c'è la nazionalità dei marittimi impiegati a bordo, in relazione alle agevolazioni fiscali che ricevono gli armatori per assumerli.

   

Secondo Onorato, per accedere agli incentivi, bisognerebbe introdurre l'obbligo di avere personale di bordo italiano o comunitario, almeno per la quota relativa alla tabella di sicurezza, cioè il numero minimo di marittimi qualificati stabilito dalla legge. “La 30/98 (la legge che disciplina questi incentivi all'assunzione, ndr) costa allo stato, incluso il mancato gettito fiscale, oltre un miliardo di euro l'anno – ha detto Onorato – denaro che accresce la sperequazione sociale tra armatore ricco e marittimo italiano disoccupato. Quanti disoccupati si potrebbero sistemare con quei soldi?”. In questo modo, secondo l'amministratore di Moby e Tirrenia, si eviterebbe di utilizzare soldi statali per assumere personale straniero, generalmente di origine extracomunitaria, pagato di meno rispetto a quello italiano.

   

Da parte sua, Grimaldi ha replicato che “le affermazioni di Onorato sono demagogiche”. Per il presidente di Confitarma, applicare “una tale rigidità, unica in Europa e nel mondo, costringerebbero gli armatori italiani a cambiare bandiera per poter competere con quelle che operano secondo regole più flessibili”. “A me suona come un ricatto al governo”, ha risposto Onorato a questa osservazione.