Foto Andrea D'Errico

Il M5s promette più elettricità per tutti

Il punto n. 1 del programma del governo di Beppe è già una bufala

Al primo punto del programma di governo “partecipato” il M5s ha messo l’energia, che per Beppe Grillo dovrà essere tutta basata su fonti rinnovabili, eolico e fotovoltaico, con stop a petrolio e carbone entro il 2050. Il gas è utile solo nella fase intermedia, e quindi niente gasdotti a cominciare dal Tap “che non serve a un tubo”, e statalizzazione “al 100 per cento” di Terna, che già è a controllo pubblico. I grillini chiuderanno tutti i termovalorizzatori e ridurranno dell’1,5 per cento l’anno “domanda e offerta”. Con tanti saluti alla ripresa economica. Si tratta “di un processo di elaborazione partito nel 2005”, e “nessuno può smentirlo”. Non viene però specificato come un simile e ambizioso programma verrebbe finanziato e quale sarebbe la convenienza economica per le aziende, per i contribuenti e per una nazione che ha centinaia di migliaia di lavoratori impiegati nel settore petrolifero e gasiero, tra diretti e indotto. I fossili contribuiscono con 40 miliardi l’anno in Italia alle entrate dello stato (i parlamentari grillini sono pagati in parte con questi proventi). Il 97 per cento della mobilità globale è coperta dai derivati del petrolio che hanno una densità energetica che le auto elettriche non eguagliano (chi farebbe soste di mezz’ora per ricaricare l’auto in autostrada?). Si parla di stoccaggi domestici dell’energia rispetto ai grandi impianti di pompaggio, ma il 99 per cento degli accumuli di elettricità nel mondo sono fatti con grandi impianti idroelettrici. L’Economist, citando l’Agenzia internazionale dell’energia, ricorda che soltanto l’abbandono del carbone – senza contare gas e petrolio – costerebbe globalmente 20 mila miliardi di dollari di investimenti entro il 2035, ma per Grillo i soldi sono una variabile indipendente, forse da prelevare ai contribuenti.

Di più su questi argomenti: