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Frutta e verdura fanno crescere l'inflazione

Redazione

Secondo l'Istat a gennaio i prezzi sono saliti dello 0,3 percento, dell'1 per cento in un anno: è il dato più alto dal 2013

A gennaio sale leggermente l'inflazione. Come riferisce l'Istat, l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, fa registrare un aumento dello 0,3 per cento rispetto a dicembre e del 1 per cento rispetto a gennaio 2016, mostrando segni di accelerazione in riferimento al più 0,5 per cento di dicembre. È il dato più alto da tre anni e mezzo.


Il rialzo è dovuto ai prodotti “i cui prezzi presentano maggiore volatilità”. In particolare si parla di crescita tendenziale dei beni energetici non regolamentati nell'ordine del 9 per cento (più 2,4 per cento rispetto al mese precedente) e degli alimentari non lavorati (più 5,3 per cento, netto rialzo in riferimento al più 1,8 di dicembre). Va considerato anche il ridimensionamento della caduta dei prezzi dei beni energetici regolamentati, cioè luce e gas: meno 2,8 per cento, quando a dicembre si segnava un meno 5,8. Da sottolineare il grosso aumento per verdura e frutta: rispettivamente 14,6 e 0,9 per cento.




Su base annua ,la crescita dei prezzi dei beni accelera in misura significativa: più 1,2 per cento dallo 0,1 di dicembre, mentre quella dei servizi rallenta nell'ordine del più 0,7 per cento (era più 0,9 nel mese precedente). Di conseguenza, rispetto a dicembre, il differenziale inflazionistico tra servizi e beni torna negativo dopo 46 mesi portandosi a meno 0,5 per cento. L'inflazione “acquisita” per il 2017 risulta in crescita dello 0,7 per cento.

Tornando ai prodotti di consumo, i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona aumentano del 1,1 per cento su base mensile e del 1,9 su base annua (era più 0,6 a dicembre). I prezzi dei prodotti “ad alta frequenza di acquisto” aumentano dello 0,9 per cento in termini congiunturali e registrano una crescita su base annua del 2,2 per cento (dal 1 per cento del mese precedente). L'indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA), invece, diminuisce del 1,7 per cento su base congiunturale e aumenta del 1 per cento in termini tendenziali (la stima preliminare era più 0,7 per cento), da più 0,5 di dicembre. La flessione congiunturale è in larga parte dovuta ai saldi su abbigliamento e calzature, di cui l'indice NIC non tiene conto.

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