(foto LaPresse)

Il giustizialismo è una zavorra

Redazione

L’industria tira, ma se fosse per la magistratura saremmo già falliti

L’aumento della produzione industriale italiana a fine 2016 ha colto di sorpresa gli economisti e si inscrive in uno stato di salute dell’economia europea migliore di quanto si racconti. L’indice della produzione industriale corretto per i giorni lavorativi ha registrato un aumento del 6,6 per cento su base annua dal più 3,3 (rivisto da più 3,2) di novembre, nel maggiore rialzo dall’agosto 2011.

 

Secondo gli economisti di Intesa Sanpaolo e di Unicredit, sentiti da Reuters, il dato fornito ieri dall’Istat poggia su basi ampie e fornisce uno spaccato confortante per la crescita del pil nel quarto trimestre 2016 che era previsto in calo e invece potrebbe restare stabile (a più 0,3 per cento). La crescita deriva soprattutto dalla fabbricazione dei mezzi di trasporto, poi dai computer e dal settore metallurgico. Mantengono una crescita negativa il settore tessile e quello della fabbricazione di prodotti petroliferi. Quest’ultimo è in controtendenza non a caso: è determinante il ristagno della produzione (10 milioni di barili in meno) in Basilicata per via dell’inchiesta che portò al sequestro degli impianti dell’Eni in Val d’Agri (con relativo calo delle royalties per gli enti locali che faticano a fare quadrare i bilanci) ma conta anche il crollo degli investimenti e il raddoppio delle royalties in Sicilia.

 

Se l’economia fosse affidata ai pubblici funzionari della magistratura, il destino produttivo nazionale sarebbe di certo peggiore. Il caso dell’Eni non è isolato. Le cronache offrono l’occasione di parlare della Tirreno Power di Vado Ligure, falciata da un’inchiesta finita in nulla. Erano già cadute le accuse rivolte a politici e amministratori dopo l’archiviazione dei reati di disastro ambientale (derubricato in colposo) e abuso d’ufficio da parte del tribunale di Savona. Ieri il tribunale di Roma ha archiviato il filone di indagine per abuso d’ufficio riguardante 31 amministratori e politici accusati di avere favorito l’azienda con le prescrizioni ambientali. L’ultima inchiesta del procuratore di Savona Francantonio Granero non ha avuto successo. Tuttavia, cadute le accuse penali, il tribunale di Roma nelle motivazioni non si trattiene dal condannare moralmente gli indagati che avrebbero messo l’interesse dell’economia davanti alla salute (chissà perché se non c’è reato). Semmai vale il contrario. Chi mise ipotesi accusatorie a supposta difesa dell’ambiente davanti all’economia ha danneggiato l’azienda e i lavoratori.

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