Nave rompighiaccio (foto di Coast Guard News via Flickr)

Perchè la rotta artica è strategica per il gas russo (e come può guadagnarci anche l'Italia)

Gabriele Moccia

Mosca dovrebbe aumentare la propria produzione di Gnl del 28 per cento entro il 2035. La partita energetica si unisce a quella militare

Il gas russo ha trovato una nuova rotta per l'Europa, mentre a Bruxelles la politica europea è ancora impantanata sulle scelte relative al piano di raddoppio del gasdotto North Stream. Mosca, infatti, ha dato via libera alla costruzione di una nuova flotta di navi rompighiaccio in grado di trasportare gas naturale liquefatto (Gnl) verso l'Asia o l'Europa navigando lungo la calotta artica. La prima di queste - che porta il nome di Christophe de Margerie, ex ceo della francese Total morto in un tragico quanto oscuro incidente aereo all'aeroporto moscovita di Vnukovo - è attraccata in questi giorni nei pressi dell'hub del gas dell'Europa settentrionale, quello olandese di Zebrugge.

La rompighiaccio russa "De Margerie"


 

Il progetto è voluto direttamente dal Cremlino per garantire sbocchi commerciali al nuovo mega giacimento di gas di Yamal, in Siberia, a cui sta lavorando la compagnia russa Novatek, la cui entrata in produzione potrebbe trasformare il mercato energetico internazionale e non solo in termini di outpout. Come si legge nell'Energy outlook per il 2017 della Bp, la Russia dovrebbe aumentare la propria produzione di gas del 28 per cento a 71 miliardi di metri cubi al giorno entro il 2035 per soddisfare la crescente domanda mondiale, così da raggiungere il secondo posto al mondo dopo gli Stati Uniti.

Fonte: Financial Times via YouTube


Secondo i britannici, la quasi totalità della produzione di gas russo verrà da giacimenti convenzionali, a dispetto di quanto potrebbe avvenire con gli Usa, mettendo ancora di più Putin e Trump nelle condizioni di stipulare una vera alleanza energetica, vista la non competizione delle rispettive produzioni. Yamal sarà una delle più grandi facility del settore mai realizzate nell’Artico, incorporando il porto di Sabetta, un nuovo aeroporto e una centrale elettrica da 380 megawatt. "Senza i rompighiaccio il progetto Yamal non funzionerebbe, ci permetterà di trasportare gas trecento sessantacinque giorni l'anno", dice Mike Borrel, capo del dipartimento esplorazione della Total (che sta sviluppando Yamal in partnership con Novatek). Se la principale accusa alle strategie russe di sviluppo dei gasdotti terrestri - come il South Stream prima o il Turkish Stream oggi - era quella relativa all'antieconomicità degli stessi, ora tutto potrebbe cambiare. L'utilizzo della rotta artica per trasportare gas riduce i tempi di navigazione verso player importatori di energia cruciali come la Cina e gli altri paesi asiatici dai 25 giorni che si impiegano oggi (passando per il canale di Suez) ai 14 giorni. Una rivoluzione.

Come sostiene Gian Guido Folloni, presidente di IsiameD, "lo scongelamento della calotta dell'Artico apre nuovi scenari non solo climatici e ambientali: in corso un'enorme partita che riguarda le rotte commerciali, in particolare la rotta Asia-Europa, e vengono alla luce riserve d'idrocarburi e minerali. Un vaso di Pandora che potrebbe avere un impatto ambientale pesante e persino portare a una 'militarizzazione' dati gli interessi in gioco e il contenzioso sui fondali marini". La partita energetica si mescola a quella della difesa visto che il Cremlino ha in mente di rafforzare la propria presenza nella regione attraverso la costituzione, entro la fine dell'anno, di cento infrastrutture militari: oltre 200 pezzi di equipaggiamento e quasi 1.000 lavoratori edili saranno distribuiti in sei sedi artiche, tra cui l'arcipelago Franz Josef , l'arcipelago Novaja Zemlja, il nuovo arcipelago siberiano e l'Isola Wrangel. E l'Italia non dovrebbe stare a guardare, a partire dal giacimento di Yamal.

Sace ha da poco garantito una linea di credito di 400 milioni di euro destinata a finanziare le aziende italiana coinvolte nel progetto, come Nuovo Pignone e un'altra ventina di Pmi. Altrettanto importante la partita politica. Nel Consiglio Artico, il principale organo politico d'area, sono stati ammessi diversi Stati osservatori. Dal 2013 l'Italia è membro in qualità di osservatore permanente. Questo perché il nostro paese mantiene nelle isole Svalbard la Base artica Dirigibile Italia e la Amundsen-Nobile Climate Change Tower. Per rafforzare questa presenza il governo ha varato una strategia italiana per l'Artico. "Con lo scioglimento dei ghiacci si dischiudono anche una serie di opportunità economico-commerciali, in primo luogo lo sfruttamento degli idrocarburi e delle risorse minerarie, ma anche l'apertura di nuove rotte marittime che ridurrebbero del 40 per cento le distanze tra Europa e nord est asiatico. Fattori che alimentano le ambizioni geopolitiche per l'Artico. Data la crescente attenzione della comunità internazionale per l'Artico, sarà importante assicurare che l'Italia possa continuare a garantire anche per i prossimi anni un proprio qualificato contributo", ha sostenuto di recente il sottosegretario agli affari esteri, Benedetto Della Vedova, durante un'audizione alla Camera.