Matteo Renzi e Vladimir Putin (foto LaPresse)

Roma e Mosca cercano una soluzione alla querelle dei gasdotti tra Saipem e Gazprom

Gabriele Moccia

Dopo la cancellazione unilaterale da parte dei russi della commessa dell’azienda italiana sul South Stream si cercano delle compensazioni. Sullo sfondo, il nodo delle sanzioni Ue.

La telefonata intercorsa ieri tra il presidente russo Vladimir Putin e il premier italiano Matteo Renzi che ha riguardato – oltre l’offerta di aiuto del Cremlino per il sisma che ha colpito l’Italia – possibili progetti energetici congiunti, ha riacceso le speranze delle rispettive comunità economiche e commerciali, che vivono con sempre più maldipancia la persistenza delle sanzioni.

 

Fonti vicine ai dossier energetici riferiscono al Foglio che per Roma e Mosca al momento la priorità è quella di superare il contenzioso che vede contrapposta l’italiana Saipem al colosso russo Gazprom, per la cancellazione unilaterale da parte dei russi della commessa dell’azienda italiana sul South Stream e che ha visto una richiesta di risarcimento di 760 milioni da parte di Saipem. Il governo russo starebbe lavorando per ‘offrire’ a Saipem la possibilità di ottenere in via definitiva la gara per la posa dei tubi per il raddoppio del Nord Stream.

 

Al momento Saipem se la deve vedere con il gruppo svizzero Allseas che opera prevalentemente nel mar del Nord. Il consorzio che gestisce il progetto, di cui Gazprom ha la maggioranza, prevede di firmare i contratti per la posa dei tubi entro la fine dell’anno per cominciare le attività nel mar Baltico già all'inizio del 2018. Ovviamente purché Bruxelles allenti la morsa sanzionatoria sulla Russia. Qualche segnale è arrivato già la scorsa settimana con la decisione della Commissione Ue di autorizzare Gazprom a trasportare più gas attraverso il gasdotto tedesco Opal, finora utilizzato dai russi solo al 50 per cento della sua capacità, verso i mercati dell’Europa centrale e orientale, quello ceco in primis. Una mossa che ha fatto arrabbiare il governo ucraino: secondo Kiev, in seguito a tale decisione il paese potrebbe sostenere ingenti perdite, fino a 425 milioni di dollari l'anno.

 

Alcuni analisti sono convinti che i russi potrebbero coinvolgere il gruppo guidato da Stefano Cao anche sul progetto del Turkish Stream, il tubo che dovrebbe portare il gas russo direttamente in territorio turco, in particolare sulla seconda linea del gasdotto, quella che dovrebbe approdare direttamente in territorio europeo. Sul tema è intervenuto di recente anche il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, che ha spiegato come, dopo il fallimento del progetto South Stream (abbandonato nel 2014), la Russia sia pronta a estendere il gasdotto, ma solo nel caso in cui l'Ue fornisca una garanzia ufficiale riguardo all'attuazione del progetto. Per Saipem si tratterebbe comunque dell’occasione giusta per porre fine alle baruffe legali con Gazprom.

 

Ma il dialogo energetico russo-italiano non riguarda solo Saipem. Dopo lo spin-off da Italgas, la Snam di Marco Alverà è pronta a lanciarsi sul versante internazionale, anzitutto pensando al completamento del Tap, ma anche a come riprendersi un ruolo guida nella gestione dei flussi del gas europeo. Già a inizio ottobre, Alverà aveva incontrato a San Pietroburgo il eco di Gazprom, Alexei Miller. Durante l'incontro, Miller e Alverà avevano discusso le "prospettive di sviluppo - come è scritto in una nota - delle infrastrutture del gas in Europa, così come potenziali aree di cooperazione". Leggi: possibili sinergie sul Turkish Stream, così come la ripresa di un timido dialogo sul Poseidon, il progetto concorrente del Tap, ma anche i recenti movimenti di mercato che hanno interessato le reti europee.

 

Alverà, che conosce bene i russi in virtù del suo precedente passato a Mosca come funzionario dell’Eni, non ha mai nascosto il suo interesse nel rafforzamento di Snam sul versante europeo, guardando in particolare ai tubi austro-tedeschi. Un terreno che può risultare vincente solo avendo i russi come alleati piuttosto che come nemici.

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