Il banchiere centrale tedesco, Jens Weidmann (foto LaPresse)

L'inaspettato aiuto di Weidmann a Draghi

Redazione
Nell'ultimo rapporto mensile la Bundesbank dice che il Quantitative easing inaugurato dalla Banca centrale europea di Mario Draghi non contribuisce ad aumentare le diseguaglianze come invece sostengono i critici.

Mentre il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, lunedì aveva sottolineato le inefficienze del sistema bancario tedesco per rispondere a stretto giro alle bacchettate del banchiere centrale tedesco, Jens Weidmann, all’indirizzo del governo italiano (“ha abusato della flessibilità di bilancio senza ridurre il debito pubblico”), la Bundesbank si dimostra, un po’ a sorpesa, solidale con la politica monetaria iperespansiva inaugurata da Mario Draghi e spesso criticata in Germania perché incentiverebbe il lassismo fiscale degli stati mediterranei.

 

La Bundesbank in passato aveva attaccato le misure straordinarie della Banca centrale europea – il Quantitative easing in primis, al quale la Buba si era opposta – ma nel suo ultimo rapporto mensile non dà più l’impressione di volerle sabotare dall’interno. La Banca centrale tedesca ha infatti respinto le critiche lanciate da associazioni e analisti che avevano accusato la Bce di avere constribuito ad aumentare la diseguaglianza all’interno dell’area euro attraverso il Qe favorendo l’aumento dei prezzi degli asset finanziari e così incrementando i guadagni dei più ricchi che possiedono più attività finanziarie rispetto alla maggioranza della popolazione.

 

“Sembra improbabile che le misure straordinarie della Bce degli ultimi anni abbiano fatto aumentare, nel complesso, le diseguaglianze”, dice la BuBa. E sono tre gli argomenti usati per contestare le critiche, come nota Wolfgang Münchau nella newsletter  “Eurointelligence”.

 

Il primo argomento è che i critici si concentrano solo sul breve periodo e guardano solo ai prezzi del mercato azionario che rispondono in modo immediato alla politica monetaria mentre – dice la BuBa – “il prezzo dei beni non liquidi cambia solo con ritardo e lo stesso effetto si ha su altre variabili dell’economia reale come i consumi e gli investimenti e l’occupazione”. Quindi – è il secondo punto d’attacco – gli effetti di lungo termine della politica monetaria espansiva danno stabilità all’economia e perciò portano benefici a tutti, anche alle persone con redditi più bassi. Il terzo punto è controfattuale: senza l’attivismo della Bce l’ineguaglianza crescerebbe di certo perché lo stato dell’economia in generale peggiorerebbe. La disoccupazione in Eurozona è in doppia cifra ma è scesa da quando la Bce ha dispiegato il programma di acquisto di titoli di stato nel 2015.