Proteste dei lavoratori francesi (foto LaPresse)

Chi non si lagna, corre

Luciano Capone

Salute, pil e ottimismo razionale. Non è lamentandosi che si crea occupazione e si fa ripartire l'economia. I bei tempi andati sono oggi. La versione di Ridley e Pinker.

Roma. “Credo tuttavia che non sia mai trascorso un lustro senza che fosse pubblicato un libro od opuscolo, scritto per di più con abilità sufficiente a ottenere un certo consenso dal pubblico, che pretendesse di dimostrare che la ricchezza della nazione era in rapido declino, che il paese si stava spopolando, che l’agricoltura era trascurata, l’industria in decadenza e il commercio in rovina”. Così scriveva Adam Smith ne “La ricchezza delle nazioni” e dopo quasi 250 anni non è cambiato molto: i giornali, le librerie e le televisioni sono pieni di catastrofisti e profeti di sventura che annunciano  disastri di ogni tipo e immaginano un futuro buio. Ci sono però studiosi che basandosi sui fatti, sui risultati raggiunti, sugli obiettivi a portata di mano e sulle capacità degli uomini di risolvere i problemi, immaginano un futuro migliore.

 

Sono ottimisti razionali. Come Matt Ridley, Lord inglese, zoologo e divulgatore scientifico, e Steven Pinker, psicologo evoluzionista a Harvard e storico della violenza. Proprio Pinker e Ridley hanno esposto la loro visione positiva in un dibattito sul progresso, che tra poco diventerà anche un libro (“Do humankind’s best days lie ahead?”). “Intendo convincervi che i migliori giorni per il genere umano devono ancora venire – dice Pinker rivolto alla platea e presto ai lettori – L’unico modo per comprendere il destino del mondo è attraverso numeri e fatti. Significa mettere insieme gli eventi positivi e negativi nel tempo e identificare le forze che li stanno facendo avanzare. Fatemi fare ciò per dieci cose positive della vita”.

 

Primo, la vita in sé: “Un secolo e mezzo fa la durata media della vita umana era di trent’anni. Oggi è di settanta, e non mostra segnali di arresto. Secondo, la salute. Cercate vaiolo e peste bovina su Wikipedia. Le definizioni sono al passato, indicando che due delle più grandi cause di sofferenza nella storia dell’umanità sono state sradicate per sempre. Lo stesso sarà presto vero per la polio e stiamo decimando la malaria, il morbillo e la rosolia. Terzo, la prosperità. Due secoli fa, l’85 per cento della popolazione mondiale viveva in estrema povertà. Oggi è scesa al 10 per cento, e, stando all’Onu, potrebbe essere zero entro il 2030”. Pinker è autore del bestseller “Il declino della violenza” (Mondadori) e, secondo i dati che ha raccolto, quella che stiamo vivendo, nonostante le terribili atrocità che vediamo continuamente, è l’epoca più pacifica della storia dell’umanità. Il quarto motivo per essere ottimisti è proprio la pace: “I paesi sviluppati non hanno combattuto tra loro negli ultimi settant’anni, le grandi potenze non si scontrano da sessanta. Le guerre civili continuano a esistere, ma sono meno distruttive delle guerre tra stati e ce ne sono di meno. Globalmente, il tasso annuo di morti per i conflitti è in calo irregolare, dai 300 decessi ogni 100.000 persone durante la Seconda guerra mondiale, ai 22 negli anni 50, 9 nei 70, 5 negli 80, 1,5 nei 90 e 0,2 nei 2000. Perfino l’orrenda guerra civile in Siria si è limitata a riportare la cifra a dove stava nel 2000.

 

Quinto, la sicurezza. I livelli globali di crimini violenti stanno calando rapidamente in molti paesi. I principali criminologi del mondo hanno calcolato che, entro trent’anni, possiamo ridurre il livello di omicidi della metà. Sesto, la libertà. Nonostante arretramenti in alcuni paesi, l’indice globale della democrazia è ai livelli più alti di sempre. Più del 60 per cento della popolazione globale vive in società aperte, la più alta percentuale mai registrata. Settimo, la conoscenza. Nel 1820, solo il 17 per cento della popolazione aveva un’istruzione di base. Ottavo, i diritti umani. Sono in corso campagne globali contro il lavoro minorile, la pena di morte, la tratta umana, la violenza contro le donne, la mutilazione genitale femminile e la criminalizzazione dell’omosessualità. Nono, l’eguaglianza di genere. Statistiche da tutto il mondo mostrano come le donne ricevano una migliore educazione, si stiano sposando più tardi, guadagnino di più e si trovino in più posizioni di potere e influenza”. Da ultimo, Pinker cita l’andamento dell’intelligenza: “In ogni paese il QI sta aumentando di tre punti ogni decennio”.

 

Matt Ridley da parte sua fa notare come i dati oggettivi di Pinker mostrino un mondo totalmente diverso da quello ipotizzato dai pessimisti e dalle cassandre di qualche decennio fa: “Quando ero giovane, il futuro era piuttosto tetro – dice Ridley – L’esplosione demografica era inarrestabile, la carestia era inevitabile, i pesticidi causavano tumori, avanzava la desertificazione, il petrolio stava finendo, le foreste tropicali erano condannate alla scomparsa, le piogge acide, l’aviaria e il buco nell’ozono ci stavano facendo ammalare, i miei spermatozoi stavano diminuendo e l’inverno nucleare ci avrebbe dato il colpo di grazia. Solo un decennio o due dopo ho realizzato che ciascuno di questi allarmi era falso o esagerato. Il temuto futuro non era così male.

 

La vita ha continuato a migliorare per la vasta maggioranza della popolazione. La mortalità infantile è diminuita di due terzi in 50 anni. Gli sversamenti di petrolio nell’oceano sono diminuiti del 90 per cento dagli anni 70. Un oggetto delle dimensioni di una fetta di pane ti fa mandare lettere, conversare, vedere film, orientare, fare foto e far sapere a centinaia di persone cosa mangi per colazione. Cosa sta peggiorando? Il traffico e l’obesità; problemi dell’abbondanza”. Ridley, autore del bestseller “Un ottimista razionale” (Codice edizioni) spiega perché il futuro sarà un posto migliore: “La cosa divertente è che molti miglioramenti sono graduali, e non fanno notizia. Le cattive notizie tendono a essere improvvise. Gli incidenti aerei riempiono i giornali, non la mortalità infantile in calo. La disuguaglianza globale è in calo. La marcia della prosperità sta accelerando. Il mio ottimismo nel futuro non è basato sull’osservazione del passato. E’ basato sul perché queste cose stiano accadendo.

 

L’innovazione, spinta dagli incontri e scambi tra idee che partoriscono idee, è il loro combustibile. C’è un’infinità di modi di ricombinare le idee per farne di nuove, e non dobbiamo più fare affidamento solo su europei e nordamericani. Internet ha aumentato la velocità con la quale le persone si possono parlare e scambiare idee. Oggi, le invenzioni avvengono ovunque e noi ne stiamo beneficiando”. Conclude Ridley: “Vi verrà detto che questa generazione è quella che vivrà peggio di quella dei suoi genitori. Ogni generazione pensa di trovarsi a un punto di svolta, che il passato vada bene, ma che il futuro sia buio. Filtriamo il passato per trovare memorie piacevoli e il futuro per previsioni tetre. E’ una strana forma di narcisismo. Dobbiamo credere che la nostra generazione sia quella speciale, dove avviene il punto di svolta. Temo che non sia altro che una sciocchezza”.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali